Violenza sulle donne: il parroco di Lerici e i Comizi d’amore in tv

Un parroco di Lerici, poi costretto ad abbandonare l’abito talare, sposa le tesi di Pontifex sul femminicidio “colpa” delle donne. La verità è che l’Italia di oggi è ancora molto meno aperta di quello che sembra, come dimostra un esperimento tv

E così il demenziale articolo di Pontifex sul femminicidio “colpa” delle donne, rilanciato dalla stampa in giorni di scarsità di notizie, ha purtroppo fatto proseliti (di idioti pronti a raccogliere e rilanciare il peggio ce n’è sempre in abbondanza). Un parroco di Lerici l’ha addirittura stampato e appeso all’ingresso della chiesa, scatenando l’indignazione di molti e la protesta del suo vescovo, che gli ha imposto un immediato dietrofront. È di poche ore fa la notizia che Don Piero Corsi, così si chiama il sacerdote, ha deciso di rinunciare all’abito talare: decisione estrema ma dovuta, perché davvero non si può sentire un parroco che sposa tesi di giustificazione della violenza e dell’omicidio per le donne che provocano con “abiti succinti”.

Ancora ieri, a un giornalista del Gr1 che lo intervistava, Don Corsi rispondeva così: “Scusi ma se lei vede una donna nuda (che, nel linguaggio ossessionato del prete, probabilmente vuol dire “poco vestita”) cosa fa? E’ un frocio anche lei?”. Sarei stato curioso di domandare al parroco che cosa crede che faccia o debba fare uno che non è “frocio”, perché di donne poco vestite in giro ce ne sono moltissime, e tutti gli uomini normali di questo mondo le guardano, quando le guardano, e poi ripensano ai fatti e agli affetti loro. Invece, in quale pianeta vivono Don Corsi e quelli come lui? Del resto, è noto che la violenza carnale – e a maggior ragione il femminicidio – non nasce certo da un impulso sessuale incontrollato, ma semplicemente dall’odio, dalla volontà di umiliare e annientare la donna.

Piuttosto, tornando al mondo dal quale provengono Corsi e i suoi  amici di Pontifex, verrebbe da chiedersi quanto siano diffuse nel Paese reale delle posizioni così estreme, così misogine, così farneticanti. Forse poco, ma è chiaro che la modernità che molto facilmente attribuiamo a noi stessi e alla nostra società è molto lontana dall’essere acquisita. Recentemente Rai tre ha trasmesso un esperimento televisivo interessante, con Fabio Volo che è tornato  nei luoghi dei Comizi d’amore di Pasolini, cinquant’anni dopo, a riproporre le stesse domande sulla sessualità, l’amore e le regole del “buoncostume”. Dal confronto delle interviste di oggi e di ieri, viene fuori abbastanza chiaramente l’immagine di un Paese molto meno diverso e cambiato di quanto possa suggerire una lettura superciale della società italiana.

Certo, la rivoluzione sessuale del 68 e la cultura liberale del politicamente corretto hanno messo radici, e in diversi hanno risposto alle domande di Volo stando attenti a mostrarsi rispettosi e tolleranti verso le scelte individuali di tutti, ma anche nelle persone più aperte si coglievano facilmente tracce di pregiudizio (per esempio nei confronti dell’omosessualità, che molti – anche tra i più liberal – inquadravano come “malattia”). Ma poi c’è l’altra faccia della medaglia, quella che meno ti aspetti e assomiglia tanto alla società patriarcale e per molti versi ancora contadina degli anni 60: la signora che crede che agli uomini è giusto concedere più libertà che alle donne, il ragazzo che non si fidanzerebbe mai con una coetanea che ha avuto troppi partner sessuali, la ragazza che vuole arrivare vergine al matrimonio, quelli che gli omosessuali fanno schifo e via di seguito. Insomma, Pontifex e company certo sono un po’ disturbati, ma ahimè fanno parte della nostra società, non vengono da Marte.

UPDATE – Don Corsi ha smentito qualsiasi decisione sull’abbandono del sacerdozio: si prenderà, semplicemente, un periodo di riposo. Possibile che in Vaticano nessuno senta il dovere di intervenire?

LINK UTILI:

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Scritto da Style24.it Unit

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