Vasco, “Il mondo che vorrei” e la grande presa per i fondelli. Oppure no?

Vasco sì, Vasco no. Esce il nuovo album Il mondo che vorrei e non riesco a non parlarne. Non mi è ancora chiara una cosa: Vasco ci prende per il culo oppure è veramente così? A riguardarlo mentre biascica ubriaco le sue teorie sul mondo nei primi anni di carriera mi verrebbe da dire che Vasco è proprio così. Con le palle, pronto alla sua vita spericolata e dannatamente fuori dalla norma. Un poeta maledetto che ha scritto parole che non devono per forza diventare ragione di vita, ma che sarebbe veramente un peccato se non fossero mai state scritte. E lette, anzi ascoltate, da tutti noi. Insomma, viene quasi voglia di ringraziarlo, anche se magari non lo si stima poi così tanto.

Poi però ormai è tardi, passa il tempo, non si torna, comunque sia, ma quanta nostalgia e si arriva al 2008. Ed è tempo di un nuovo album. Un lavoro che, a giudicare dalle interviste e da un primo ascolto, porta ad un primo inevitabile rinnegamento di quella vita spericolata che oggi viene "rivissuta" attraverso gli occhi di un 56enne. Un cantante che oggettivamente ha perso la propria vena poetica, e non per chissà quale demerito, ma per il semplice fatto che con l'arrivo dell'età matura passione, ideali, istinti, trasporto e verve si spengono, lasciando trasparire l'amore per quelle piccole cose che da giovani pensavamo essere insignificanti. E renderle poeticamente non è da tutti. Vasco è per il trasporto dei sentimenti, non per "l'accontentarsi". Tanto che quest'ultimo aspetto è sempre risultato, nelle sue canzoni, come una deleteria necessità.

Ecco, va bene, ma questa riflessione dove dovrebbe portare? Bah, diciamo che vorrebbe condurmi ad una semplice domanda. Questo tipo di percorso di Vasco, che dalla vita spericolata vissuta intensamente ci porta ad una visione del mondo più catastrofica ed intimista, proprio al passo con il difficile momento economico e sociale che stiamo vivendo, è frutto di un percorso intellettuale o manageriale?

Non perchè ascoltare di una vita spericolata in epoca di precariato all'ennesima potenza è quasi ridicolo, diciamo che è una routine alla quale i giovani sono pure abituati – vivere alla giornata senza sicurezze è la nostra prerogativa, tentare di goderci questi attimi pure – mentre riflettere sullo schifo del mondo e sul disperato bisogno di certezze, anche piccole, magari rappresentate semplicemente da un amore, è invece decisamente al passo con i tempi.

Ma così facendo Vasco sta descrivendo una realtà o sta vendendo un prodotto. Magari il confine è poco visibile, in realtà traccia una linea netta tra l'essere presi per il culo ed immedesimarsi in un artista che sta parlando proprio a te. 

Scritto da Style24.it Unit
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