Abbiamo ancora il coraggio di dire che Natale a Beverly Hills è una boiata pazzesca?

In passato, non molto tempo fa, i canoni estetici socialmente dominanti erano del tutto elaborati e definiti all'interno di ristrette elites culturali, che tracciavano un confine rigidissimo tra cultura alta (quella insegnata nelle scuole e nelle università) e cultura popolare, robaccia per lo svago delle masse. Così è continuato ad essere persino negli anni 60 e 70, quelli della contestazione studentesca e della rivoluzione dei giovani, quando qualunque opera che non esprimesse dei significati politici o ambisse ad assolvere un ruolo di testimonianza sociale, veniva irrimediabilmente rifiutata e definita spazzatura (dai figli delle caste di cui sopra che si erano messi a giocare ai rivoluzionari autoproclamandosi di fatto nuova élite).

In un contesto del genere è facile comprendere le ragioni del successo della scena più famosa del Secondo tragico Fantozzi, quella in cui il ragionier Ugo, costretto dal suo direttore cinefilo a vedere per l'ennesima volta La corazzata Potëmkin, esplode nell'urlo liberatorio "questo film è una cagata pazzesca", sommerso dagli applausi dei colleghi. In quell'urlo si sono identificati milioni di italiani, costretti negli anni a sorbirsi micidiali mattoni culturali e a consumare quasi di nascosto ciò che gli intellettuali etichettavano – non di rado a torto – come idiozia per le masse o spazzatura reazionaria.

Adesso sembra essersi invertita la tendenza, c'è una specie di corsa delle elites politiche e culturali – o almeno di una parte di esse – a sdoganare qualsiasi boiata piaccia al grande pubblico. E capitano cose sorprendenti, forse sarebbe meglio dire grottesche, come per esempio questa: la Comissione cinema del ministero dei Beni culturali ha giudicato Natale a Beverly Hills, il cinepanettone del 2009, come film di "interesse culturale". Giudizio che, se confermato, permetterebbe al prossimo campione d'incassi del botteghino di accedere ai finanziamenti statali. A questo punto possiamo aspettarci di tutto: che nelle scuole si faccia leggere il fumetto di Kenshiro al posto della Divina Commedia e che venga assegnato il Nobel per la letteratura a Ezio Greggio.

Scherzi a parte, se risultava insopportabile quello snobismo intellettuale del passato che portava a bollare come spazzatura tutto ciò che riscuoteva un successo di massa, appare altrettanto stucchevole questo tentativo odierno di far coincidere il successo con la qualità, in uno sforzo populista e ipocrita di compiacere il pubblico. Pubblico che, ben lungi dall'essere stupido come lo crede qualcuno, sa benissimo distinguere un film di intrattenimento leggero da un film di interesse culturale. Poi magari va a vedere solo il primo, ma non per questo si può bere la panzana del valore artistico della comicità a base di rutti e scoregge dei cinepanettoni.

Scritto da Style24.it Unit

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