Scarpe Lidl sold out: dipendenza dallo streetwear o azione di marketing efficace?

Le scarpe Lidl sono state messe in vendita negli store italiani e terminate nel giro di poche ore. Com'è possibile che durante un lockdwon questa fosse la priorità?

In un momento di pandemia globale il merchandising firmato da un discount tedesco dovrebbe essere l’ultima delle cose che ci interessa. Eppure in una società consumista e amante dello streetwear una buona operazione di marketing fa diventare necessaria la capsule collection di Lidl. La catena tedesca ha lanciato il prodotto in Italia il 16 novembre in circa 660 store e nel giro di poche ore si annunciavano già le scarpe Lidl sold out. Com’è possibile che gli italiani abbiamo infranto il lockdown per delle sneakers da 5 euro?

Scarpe Lidl sold out, il successo dello streetwear

La collezione firmata Lidl propone diversi pezzi: alcuni modelli di t-shirt, due diversi tipi di ciabatte a fascia, una coppia di calzini e infine le chunky sneakers, il primo pezzo andato a ruba. Diversi anni fa qualunque teenager si sarebbe vergognato di andare al liceo con delle scarpe acquistate in un discount. Oggi invece la nuova generazione freme per condividere sui social il sudato acquisto.

scarpe lidl sold out

Che la moda streetwear avesse successo non è una novità. Ne è esempio Off-White il brand di Virgil Abloh, noto per essere andato contro il senso dell’estetica classica infrangendo le regole dello stile. Attraverso i suoi pezzi ha confermato l’importanza del logo dimostrando che per un cartellino con il nome della marca un paio di scarpe possono costare almeno 200 euro in più.

I simboli della cultura di massa sono poi diventati il riconoscimento di questo stile. Demna Gvasalia, designer di Balenciaga, per esempio ha ideato una collezione di capi con il maxi logo di DHL, la ditta di trasporti. A calvare il trend si unisce anche Jeremy Scott, che ha creato per Moschino la linea dedicata a Barbie e poi alla catena di fast food Mc Donald’s.

Consumismo e marketing: il connubio perfetto

Il filosofo polacco Zygmunt Bauman nella sua visione sul consumismo pone l’uomo da produttore a consumatore. Questo subisce l’esclusione sociale se non partecipa alla modernità con i suoi acquisti. Con questo breve concetto si riassume quella che è una parziale risposta a questo istinto animale che ha portato all’assembramento presso i Lidl di tutta Italia.

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Importante però sottolineare un altro concetto fondamentale che può essere utile per comprendere il punto di vista del venditore. Sono mesi che il brand tedesco promuove il lancio di questa capsule collection sui social, scegliendo con cura influencer seguiti, uno strumento fondamentale per indirizzare il compratore. In più si è aperta la vendita in pochi paesi per volta con un numero di pezzi limitato. Vedere quindi che nel primo paese il prodotto è finito subito e così anche in quello successivo si porta ad essere pronto alla lotta per le corsie.

Le rivendite folli e il bisogno di essere in tendenza

Pensandoci un attimo, non vi sembra un revival del primo lockdown? Penso ricorderemo tutti le immagini sul web degli scaffali vuoti e i Nutella Biscuits rivenduti al triplo abusivamente. Non è poi così diverso da quello che sta capitando con le scarpe Lidl che sono arrivate addirittura a 1500 euro su piattaforme come Ebay.

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Lo stesso vale per Gucci che, cavalcando questa nuova tendenza, ha messo in vendita per centinaia di euro dei collant bucati. Assurdo pensare che qualcuno le potrebbe acquistare mai, eppure se quel genio di Alessandro Michele lo ha fatto un motivo ci deve essere. La sua visione, insieme a quella di altri stilisti di alta moda ha deciso che il brutto è bello. Stravolgere completamente il canone è così destabilizzante da far uscire le persone di casa durante un lockdown per avere delle scarpe da 5 euro firmate Lidl.

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