Chi era Carlo Betocchi: storia del poeta italiano

Carlo Betocchi, il poeta piemontese dalla linea poetica distinta e particolare nel suo genere.

Il Novecento italiano ha visto gli autori più disparati. Dal decadente Giovanni Pascoli, passando per Pirandello fino al milanese Carlo Emilio Gadda. Carlo Betocchi non si inserisce in nessuno stile definito, ma si distingue per la sua poetica unica.

Chi era Carlo Betocchi

Carlo Betocchi (Torino, 23 gennaio 1899 – Bordighera, 25 maggio 1986) è stato un poeta e scrittore italiano. Da molto piccolo si trasferisce nel capoluogo toscano per via del lavoro del padre nelle Ferrovie dello Stato. A soli dodici anni questo viene a mancare e prosegue la sua infanzia con la madre e i fratelli.

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Si diploma nella scuola ufficiali di Parma e viene presto chiamato al fronte per combattere la Prima Guerra mondiale e rimane sul Piave fino al 1918 per poi essere mandato in Libia l’anno successivo. Una volta tornato a casa inizia a esercitare come geometra trasferendosi anche in Francia.

La passione per la scrittura

Fonda nel 1928 la rivista “Frontespizio” dove pubblica per la prima volta delle sue poesie nella raccolta “Realtà vince il sogno”. Il lavoro lo chiama a Trieste per insegnare e qui collabora anche con le riviste “La Chimera”, “La Fiera Letteraria” e “L’approdo letterario”.

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Si dedica inoltre alla produzione poetica e inizia a creare delle raccolte tra cui “Estate di San Martino”, “Un passo, un altro passo” e “Poesie del sabato”. Dopo la seconda guerra mondiale pubblica altre raccolte tra cui “Notizie di prosa e poesia” e “Un ponte sulla pianura”.

La linea poetica e distintiva dell’autore

Viene considerato una sorta di guida per i poeti dell’ermetismo, ma in realtà le sue poesie si basano su un linguaggio diretto, realistico. Infatti scrive di situazioni quotidiane ricche di significati religiosi e rimandi al concetto di fratellanza.

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Il suo rapporto con la religione è rimandabile ad una visione francescana di unione con il creato. Queste descrizioni si servono di un linguaggio semplice e spesso ripetitivo, simile a filastrocche. Rimanda spesso al lessico della felicità e dell’allegria, che emerge anche nel dolore che ricorda la bellezza di essere vivi. Quest ultimo sentimento si fa sempre più intenso con l’arrivo della lunga malattia di Emilia, la compagna musicista. Con questo evento cambia anche notevolmente il suo approccio alla religione.

Scritto da Alessandra Coman

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