Il Tg la7 di Mentana nasce libero (e si vede)

La prima edizione del nuovo telegiornale di La 7 diretto e condotto da Enrico Mentana inizia con un servizio sulla lite in sala parto dell'ospedale di Messina e un commento un po' troppo ridondante e retorico del direttore, ma si riprende immediatamente quando affronta l'ampia pagina politica della giornata. E per il telespettatore italiano, che a quell'ora è abituato e rassegnato alla propaganda governativa di Tg1 e Tg5, si apre un mondo nuovo.

Si comincia con il dibattito sul processo breve, con le barricate dell'opposizione e la dialettica tra finiani e berlusconiani, che non ammettono distinguo sul tema e intimano ai colleghi ribelli di votare il provvedimento a scatola chiusa. Parte quindi un servizio in cui viene spiegato – e menomale che qualcuno si ricorda che un notiziario deve anche spiegare e non solo limitarsi alle cronache da agenzia di stampa – perché il provvedimento sia così importante e possa portare alla crisi di governo: se non passa, infatti, Berlusconi sarebbe costretto ad affrontare i tre processi in cui risulta ancora indagato.

Sottolineare questo aspetto, è bene ribadirlo visto che siamo in Italia e gli analfabeti dell'informazione abbondano, non significa schierarsi contro o a favore di qualcuno, significa semplicemente assolvere al proprio dovere di giornalista, senza nascondere nulla e illustrando tutti i termini della questione.

Si continua con un'intervista a (udite, udite) Marco Travaglio, uno dei giornalisti più noti e influenti del nostro paese che, però, potremmo vedere al Tg1 o al Tg5 solo in sogno, e sarebbe un sogno davvero surreale, degno di un soggetto di Bunuel. In onore alla par condicio, e va benissimo così, insieme a Travaglio viene intervistato anche Filippo Facci di Libero e lo spettatore può davvero dire di aver ascoltato tutte le campane.

Si prosegue con il resoconto sulla visita di Gheddafi in Italia, con tanto di approfondimento – sintetico e molto chiaro – su tutti gli interessi economici del colonello nel nostro Paese, che spiegano benissimo perché il governo da operetta del Cavaliere accolga con tutti gli onori un dittatore sanguinario e gli permetta di pronunciare spropositi su Occidente e Islam con tanto di applausi e complimenti.

Insomma, Mentana mette subito in chiaro che il suo telegiornale sarà libero e racconterà tutte le notizie: benissimo, ce n'era davvero bisogno. Ora tocca ai telespettatori, almeno ai pochi non ancora completamente lobotomizzati da Minzolini e Mimun, migrare in massa sugli schermi di La 7 per l'ora delle 20.

Resta da capire, per gli ingenui che credono ancora che la dirigenza Rai faccia gli interessi dell'azienda e non quelli del Capo di Arcore, come mai il giornalista televisivo più popolare del piccolo schermo, una volta scaricato da Mediaset, non sia stato immediatamente ingaggiato dalla Rai, come vorrebbe la normale logica di mercato. La risposta, per chi legge questo blog, è scontata e non mi dilungo oltre.

Scritto da Style24.it Unit

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