Chi era Giuseppe Giusti: tutto sullo scrittore italiano

Giuseppe Giusti, un nome poco noto che ha trovato però approvazione tra i suoi colleghi per la sua audace satira e ironia nei suoi testi letterari.

La storia di Giuseppe Giusti merita di essere conosciuta perchè il suo nome risuona da più di un secolo. Amato per le sue poesie pungenti e brillanti è stato una grande mente del XIX secolo. 

Chi era Giuseppe Giusti

Giuseppe Giusti (Monsummano Terme, 13 maggio 1809 – Firenze, 31 marzo 1850) è stato un poeta e scrittore italiano. Cresce in una famiglia agiata e all’età di sette anni viene affidato all’istruzione di Don Antonio Sacchi di cui però l’autore riporta pochi ricordi positivi. All’età di dodici anni inizia poi a frequentare il collegio Zuccagni Orlandini della città di Firenze, un ottimo luogo in cui formarsi intellettualmente. Con la chiusura della scuola si trasferisce poi nel Collegio Vescovile di Pistoia e qui riceve un’altra parte della sua formazione. 

Il padre di Giuseppe, non soddisfatto del suo percorso, lo inserisce anche nel Collegio Carlo Lodovico di Lucca dove riprende gli studi specialmente di grammatica. Durante gli anni nella nota città toscana scopre anche l’arte della produzione letteraria iniziando a scrivere sonetti che evidenziano la sua vocazione. Concluso il percorso liceale si iscrive all’Università di Pisa per frequentare la Facoltà di Diritto. 

chi era giuseppe giusti

La gioventù da bohémien di Giuseppe Giusti

Nell’ambiente pisano scopre gli ambienti borghesi e intellettuali frequentando salotti e caffè arrivando addirittura a indebitarsi e lasciare indietro lo studio. Questa vita porta il padre a richiamarlo a casa dove continua i suoi giorni alternando il piacere dell’ozio alla noia data dai momenti morti. Dopo tre anni passati allo sbando decide di tornare a Pisa per continuare gli studi che, come promesso al padre, avrebbe preso seriamente. 

Inutile dire che è stata una promessa non mantenuta. Giusti torna a frequentare gli ambienti ormai noti e nonostante dinamiche complesse che lo hanno anche portato anche in commisariato riesce ad ottenere la sua laurea, seppure con ritardo. Alcuni eventi del suo periodo giovanile si dimostrano con gli anni necessari per la formazione del suo carattere e del suo stile poetico. Si fa riconoscere in questi anni infatti attraverso la sua nota distintiva, l’ironia

Si trasferisce successivamente a Firenze, città con cui non crea un imprinting da subito. Nonostante ciò riesce ugualmente a sviluppare una buona vita mondana dvidendosi tra ricevimenti e balli eleganti in una città estremamente cosmopolita per il tempo. Dopo il soggiorno a Firenze conosce la bellezza di altre città d’Italia per soggiorni più brevi, tra queste Roma e Napoli. 

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Giuseppe Giusti sotto l’ala di Manzoni 

La libertà di pensiero in Italia fatica in questi anni a trovare spazio, ma la produzione letteraria di Giusti non trova ostacoli nella città di Lugano dove vengono pubblicate le sue poesie come “opere anonime”. Negli anni successivi riesce ad ottnere credito anche in Italia facendosi stampare seppure in forma anonima, con una consapevolezza diversa. Era infatti nota a molti la paternità dei noti versi prodotti dall’autore. 

Invitato da alcuni amici e colleghi decide di partire per Milano dove grandi autori non vedono l’ora di conoscerlo. Tra questi il grande Alessandro Manzoni che Giusti ricorda così: 

“Che pace – scriveva il poeta – che amore, che buona intelligenza tra loro! In Alessandro non so se sia maggiore la bravura o la bontà; l’unico che mi rammenti d’aver conosciuto sul taglio di lui, è il Sismondi”

Nella città meneghina ha modo di entrare in contatto con alcune menti brillanti della rete di Manzoni tra cui Tommaso Grossi e Giovanni Torti. Riceve il giusto riconoscimento da parte di questi intellettuali che lo consacrano artisticamente. Non era infatti molto diffuso l’utilizzo dell’umorismo, specialmente uno così pungente e brillante come quello di Giuseppe Giusti. L’autore prende inoltre posizioni politiche, com’è noto in “Sant’Ambrogio” dove si dichiara espressamente anti-austriaco. Tra le altre opere famose si ricorda “Il re Travicello”, “Il papato di Prete Pero”, che si presenta come una dura satira contro il clero, ed “Epistolario”. 

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Scritto da Alessandra Coman

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