Si è parlato più volte, anche qua su Teleipnosi, dello scarso pluralismo dell'informazione (specialmente televisiva) del nostro paese, dove a volte per vocazione, altre per convenienza o costrizione, i giornalisti sembrano essersi trasformati in cani da guardia a difesa del governo.
Non si è mai fatto notare però come questa situazione risulti penalizzante non solo per l'opposizione ma anche per il livello di democrazia interno al centro-destra, per lo sviluppo delle normali dinamiche di dialogo e confronto tra le diverse anime della maggioranza.
Mi spiego meglio. Il punto è che la televisione italiana, più che essere di destra o filogovernativa, è proprio e più semplicemente "berlusconiana". Non appoggia o difende un partito, un movimento, un programma, un'area politico-culturale, ma un uomo: Silvio Berlusconi, cioè il suo padrone, guarda caso.
Un giornalismo di questo tipo, che potremmo definire ad personam, si cura di attaccare e censurare non solo le iniziative dell'opposizione, ma anche tutte le voci critiche o indipendenti che emergono nella maggioranza stessa e che osano mettere in discussione la linea del capo. Guardate, per esempio, il trattamento che è stato riservato a Giulio Tremonti e a Gianfranco Fini, presentati nella migliore delle ipotesi come dei complottisti ingrati per il semplice fatto di avere espresso
delle posizioni non perfettamente in linea con i desideri del presidente del Consiglio.
Questa situazione, insieme ad altri elementi, blocca il dibattito
all'interno del centro-destra, ne inceppa il normale meccanismo
democratico che attraverso lo scambio e il confronto di idee – che oggi avviene quasi interamente sui media – conduce prima o poi al normale e fisiologico cambio delle classi dirigenti e dei leader.
In altre parole, se nel nostro paese esistesse una stampa di destra indipendente e non di proprietà del premier, con tutta probabilità anche e soprattutto su quest'ultima si svilupperebbero dibattiti, interventi e pressioni tesi a ridimensionare il potere di un leader così ingombrante, controverso e fonte di divisione e conflitto nel paese. E i giornalisti si dividerebbero tra finiani e tremontiani, invece di essere tutti, come sempre, berlusconiani.