Baby talenti in tv: la celebrit… da piccoli fa sempre male?

L’ondata di baby talenti Š tornata prepotentemente alla ribalta in questi ultimi anni. La televisione e l’Italia sono molto cambiate dai tempi del vero Costanzo Show. L’attimo di celebrit… da piccoli fa male come allora?

“Avrei una domanda per te, Paolo. Dovresti essere la persona giusta per rispondere. L’ondata di baby talenti Š tornata prepotentemente alla ribalta in questi ultimi anni. La televisione e l’Italia sono molto cambiate dai tempi del vero Costanzo Show. L’attimo di celebrit… da piccoli fa male come allora? Di pi—, perch‚ la tua immagine viene rilanciata sui computer di tutto il mondo? O di meno, perch‚ tutto sommato ci siamo abituati al quarto d’ora in scena degli sconosciuti?”

(l’utente Zen, nei commenti a questo post)

Mi piacerebbe poter sfoderare una di quelle risposte “da telefilm”, brevi ma intelligenti, sagaci e largamente condivise, da stropicciarsi gli occhi e da spellarsi le mani… ma purtroppo non Š cos semplice.

Prima di tutto penso che i bambini, per quanto possibile, dovrebbero essere lasciati in pace, per non rischiare di crescerli pi— stronzi (scusate la franchezza) di quel che gi… sono riempiendogli la testa col successo, gli autografi, i soldi, i fan.

Detto ci•, secondo me la celebrit… fa sempre male, se non la sai gestire. E la sai gestire solo se il tuo io poggia su fondamenta sufficientemente solide per resistere all’urto. Pochi hanno questa solidit….

Molto, comunque, dipende dalla pressione dei media e dall’ambito familiare in cui si cresce.

Sono dell’idea che che trent’anni fa la morsa di tv e giornali fosse meno soffocante: c’erano meno modi per mettere le mani su una notizia (o farsi i fatti degli altri) e dunque meno modi per finire sotto i riflettori.

I bambini del Costanzo Show, quindi, erano sotto pressione pi— o meno di quelli di Io Canto? Io dico “Sia di pi—, sia di meno“.

Di pi—” perchŠ all’epoca c’era solo Costanzo (o Piccoli Fans con la Milo), e chi finiva l diventava *realmente* famoso. Gli Schittino, nell’intervista, raccontano che per loro era impossibile vivere un giorno di scuola normale. Non che ci• non accada anche ai Cristian Imparato, eh? Dico solo che Š possibile si tratti d’esperienze sottilmente diverse, essendo diverso il periodo storico.

Tuttavia, dico anche “di meno” perchŠ oggi – come giustamente dice l’amico Zen – Š tutto pi— rapido, pi— veloce, pi— frenetico… ma anche pi— traumatico e schizoide, se non si fa attenzione. Mentre magari prima c’era una pressione a cui, pazzesco a dirsi, finivi quasi con l’abituarti (“ah, le solite cento lettere dei fans… mettile pure l da qualche parte, le leggo dopo“), oggi Š come se ti mettessero sotto una pressa da dieci tonnellate per un tempo limitato e poi… bum!, ti gettassero via.

Mi viene in mente una molla, schiacciata e poi rilasciata di scatto: rischia di schizzar via, impazzita (soprattutto se non c’Š controllo). PerchŠ i tempi son cambiati, c’Š uno sconcertante usa-e-getta e il doping emotivo richiede di continuo nuovi agnelli sacrificali. Tremendo.

E’ qui che dovrebbe intervenire la famiglia (il controllo, appunto), proteggendo i ragazzini, sostenendoli e non caricandoli di eccessive responsabilit… – come sembra siano riusciti a fare i genitori di Joe e Jennifer. In realt… basta andare in un campetto di periferia per osservare quanti genitori spingano i figli ad impegnarsi fino allo stremo per “diventar calciatori”, come li incitino in modo selvaggio, come in definitiva sperino che l’abilit… del figlio possa tirar fuori LORO dall’anonimato. Quello Š il grave danno, ed Š quello che a mio avviso dev’essere evitato.

 

ALTRI LINK UTILI:

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Scritto da Style24.it Unit

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