Chi era Thomas Hobbes: tutto sul filosofo britannico

Thomas Hobbes, il rivoluzionario britannico del XVII secolo che introduce le prime forme di democrazia con le sue teorie sugli uomini e lo Stato.

La storia della filosofia politica ha avuto tre grandi menti: John Locke, Jean-Jacques Russeau e infine Thomas Hobbes, di cui vediamo ora cenni biografici e pensiero.

Chi era Thomas Hobbes

Thomas Hobbes (Westport, 5 aprile 1588 – Hardwick Hall, 4 dicembre 1679) è stato un filosofo e matematico britannico, promotore del giusnaturalismo e autore del Leviatano. Fin da giovane si appassiona alle lettere classiche studiando anche greco e latino. Nel 1608 termina gli studi ad Oxford e diventa precettore della casata inglese dei Cavendish.

In questi anni inizia a viaggiare per tutta l’Europa incontrando personalità del calibro di Galileo Galilei ma anche trasferendosi a Parigi e diventando il precettore del futuro Carlo II. Proprio nel periodo a Parigi scrive anche due delle sue opere più importanti: “De Cive” del 1642 e il “Leviatano” nel 1651.

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Solo dopo quest’ultima pubblicazione decide di tornare in Inghilterra e qui passa gli ultimi vent anni della sua vita tornando a lavorare sui classici, scrivendo un’autobiografia e continuando le sue ricerche.

Lo stato di natura e l’egoismo dell’uomo

Il pensiero politico e filosofico di Hobbes è estremamente rivoluzionario e rompe il legame con la tradizione aristotelica che vedeva l’uomo come “animale politico”. Nel “De Cive” scrive infatti che secondo lui l’uomo non possiede il desiderio di interagire con gli uomini per amicizia, al massimo per opportunismo. Da qui ne derivano due assunti di base che sono la bramosia naturale e la ragione naturale.

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Sottolinea che, in uno stato di natura, possiamo immaginarci tutti in lotta tra di loro e la bramosia naturale è la condizione che spinge gli uomini all‘agire egoistico. Questo comportamento deriva dalla scarsità di beni che inevitabilmente mette tutti in competizione tra loro.

Della ragione naturale aggiunge poi che questa è l’unico strumento a disposizione per sfuggire da questa guerra poiché la ragione agisce in modo che la vita si preservi e agisce perché nessun individuo la distrugga.

Il potere dello Stato e il Leviatano

Hobbes nella sua seconda grande opera prosegue il discorso iniziando con il “De Cive”. Scrive che sì, le leggi di natura sono dettate dalla ragione, ma è vero anche che non sono vincolanti e assolute, ma da utilizzare quando necessario. Non c’è un modo di capire che le leggi vengano rispettate, se non istituendo un potere forte: lo Stato.

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Il passaggio dallo stato di natura allo Stato civile avviene con il passaggio del potere dagli esseri umani alla legge. Ogni individuo sceglie di rinunciare al proprio diritto di potere illimitato per trasferirlo ad un unico scelto in maniera unanime. Trasferire il potere nelle mani di qualcun che si ritiene meritevole pone le basi, seppure lontane, della democrazia. Questo, che prende il nome di Leviatano, deve ovviamente rispettare le manifestazioni di volontà del singolo e rispettare le caratteristiche di irreversibilità e unilateralità.

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