Laura Antonelli e Lino Banfi: la bellezza e le lacrime

La bellezza è un dono che la natura offre solo ad alcuni privilegiati, che nascono con un innegabile vantaggio rispetto agli altri. In una società basata in gran parte sull'apparenza, chi ha la fortuna di essere attraente può osare molto ed ottenere molto; tuttavia, spesso corre il rischio di non rendersi pienamente conto di ciò che ha (finché non lo perde).
 

A volte mi domando cosa debbano provare le persone estremamente belle quando il tempo inizia – inevitabilmente, inesorabilmente – ad agire anche su di loro. Immagino il disagio, la frustrazione, lo sconforto: hanno sempre avuto tutte le attenzioni, e ad un tratto non vengono più ammirate come prima. La bellezza è qualcosa che hanno sempre posseduto, su cui hanno sempre contato, che ha sempre fatto parte di loro. Perderla dev'essere uno shock. Lo dico con la massima serietà, senza ironie: d'altronde anche noi, persone comuni, a volte fatichiamo ad accettare lo scorrere del tempo.

In quest'ottica, la vicenda di Laura Antonelli lascia sicuramente amareggiati: una donna d'una bellezza abbagliante che non è stata in grado di gestirsi, di difendersi e di compiere le giuste scelte.

Come però dicono i transalpini, c'est la vie. Ci spiace invecchiare, ci spiacciono i colpi di sfortuna, ma ce ne facciamo man mano una ragione.

L'appello alla nazione di Lino Banfi è comprensibile, in fondo si tratta d'un amico mosso a compassione, e va bene. Onestamente, però, i toni usati, come se l'ex-attrice fosse la Grande Vittima della Vita, mi sono sembrati un po' fuori luogo. Come detto, capisco l'amarezza e tutto il companatico, ma lui capisca anche che madame Antonelli ha avuto una vita che la maggior parte della gente può solo sognare, ed ha avuto possibilità che a moltissimi sono eternamente precluse. Chiedere aiuto per un'amica in difficoltà è legittimo, ma non mi pare equo che i vip piangano pubblicamente miseria. Non è questione di pietà, ma di decoro. Hanno già avuto più di tanti altri, e quando gli va male vogliono anche l'aiutino? Detto fuori dai denti, noi poveracci, allora, che dovremmo fare? Ci spariamo in fronte direttamente?

Le frasi contenute nella lettera di Banfi, così come il tono generale utilizzato, non mi sono piaciute, poiché sembrano avere il malcelato intento di impietosire i candidi di cuore. Tipo la Antonelli che dice “Io sono morta da anni”: posso capire, ma non lo direi di fronte a chi non riesce a mantenere 'na famiglia perchè ha perso il lavoro. Oppure “In quella camera c'era solo un lettino, piccolo”: è triste, sì, ma almeno lei una casa ed un letto li ha. O anche “Era il periodo del suo grande amore con Belmondo”: non so, mi dovrei impietosire mentre leggo della sua relazione con Belmondo? O quella che più mi ha infastidito, “Hanno lavorato in questa nazione, hanno guadagnato, hanno pagato le tasse… è giusto finire così?”. Caro Lino, no che non è giusto, ma se la mettiamo così, beh… ci sono milioni di persone che lavorano, pagano le tasse e finiranno anche peggio di Laura Antonelli, con la differenza che loro non hanno amici potenti e non avranno nemmeno l'occasione di essere ricordati.

UPDATE = E infatti Laura Antonelli, tramite avvocato, ringrazia ma ridimensiona – almeno in parte – la questione.

Scritto da Style24.it Unit

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