L’Alzheimer in storielle dello Speciale Tg1, programma di m

So bene cos’è  l’Alzheimer, ho una conoscenza diretta con questa drammatica malattia, perché anni fa ha colpito mio padre. Così come molti diretti interessati, in Italia ci sono un milione di casi con coinvolgimento delle rispettive famiglie, ho deciso di seguire lo Speciale Tg1 condotto da Monica Maggioni e dedicato, appunto, al morbo. In studio un medico geriatra del Gemelli di Roma, l’attrice Daniela Poggi e la regista Mara Consoli che hanno firmato due opere sulla malattia e in collegamento la presidentessa dell’associazione malati di Alzheimer, Patrizia Spadin.

Si parte con un contributo preso dal documentario della Consoli sul padre malato e i primi segni della demenza: memoria che vacilla, difficoltà ad orientarsi nelle azioni più banali della quotidianità, aggressività immotivata. Bene, è giusto mostrare a chi poco o nulla conosce come si manifesta la malattia e cosa comporta. Poi però una nuova storia, un’altra ancora e di nuovo un’ennesima: tutte simili, ovviamente, e tutte riguardanti la malattia nelle sue prime fasi, quando i problemi sono più gestibili e meno drammatici.

Di medicina e ricerca scientifica, uno degli aspetti che ovviamente più interessa il pubblico, quasi non si parla. Il luminare in studio si limita a spiegare l’Alzheimer come “una gomma che si mette tra i neuroni”, e così sono capace anch’io. Poi si lascia andare alle solite banalità della carezza e dell’affetto dei famigliari come “migliore cura”. Peccato che a un certo punto i malati di Alzheimer manco li riconoscano i famigliari, e possano rispondere alle carezze con i pugni, ma gli operatori del settore devono pur giustificarsi per la totale assenza di strutture e assistenza, e allora questo di solito è il modo: raccontarti la storiella buonista di quanto è importante tenere i malati in casa, pazienza se poi diventano ingestibili, sono affari di famiglia appunto.

La Maggioni promette che presto si abbandonerà la dimensione privata della malattia per parlare dei risvolti sociali e dell’intervento pubblico, ma passano i minuti e si continua a saltare da una storia all’altra, senza farsi mancare l’immancabile caso del malato eccellente, cioè l’attrice Annie Girardot.Per fortuna in studio gli ospiti, come Poggi e Consoli che un malato di Alzheimer l’hanno avuto davvero e sanno di cosa si parla, incalzano e fanno riferimento al vero problema: l’abbandono in cui sono lasciate le famiglie, l’assenza di una rete di sostegno che spesso si riduce alle sole iniziative del volontariato, la lontananza dei medici e delle asl, le incredibili e incresciose lungaggini burocratiche a cui si è costretti per un inserimento in una struttura o un misero assegno d’invalidità da 400 euro al mese, quando un malato può costare dieci volte tanto, minimo.

Ma niente, di tutte queste cose non si parla, la Maggioni ci arriva quando mancano dieci minuti alla conclusione del programma e ormai è notte fonda. Giusto il tempo di dare due dati, di dire vagamente che mancano soldi e assistenza, e poi tutto si chiude. Neppure l’ombra di una domandina ai nostri politici, che si riempiono tanto la bocca di difesa della vita e ci vorrebbero attaccati alle macchine anche quando siamo dei vegetali, ma che poi nel concreto di queste situazioni non vogliono neppure sentire parlare. Qualche tempo fa, in circostanze e per temi differenti, Marco Travaglio ebbe a definire Speciale Tg1 una “trasmissione di merda”. Ecco, appunto.

(Nella foto: Monica Maggioni; fonte: riminifiera.it).

Scritto da Style24.it Unit

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