La tentazione sovietica di Silvio Berlusconi: la Rai senza Santoro, Fazio, Dandini e Gabanelli

Quando si parla di Berlusconi e si tenta qualche paragone, anche ironico, con il fascismo, subito i berlusconiani – molti dei quali senza neppure sapere di che si parla – si inalberano e si indignano. Giustamente. Insomma sono d'accordo con loro: basta con questi inutili riferimenti al Ventennio. Parliamo semmai di comunismo sovietico, che in quanto a controllo totale dell'informazione, censura e uso della menzogna per colpire i dissidenti ricorda in maniera ben più calzante l'Italietta di oggi. I confronti storici o si fanno bene o non si fanno!

D'accordo, ridivento serio, anche perché sull'argomento di oggi c'è poco da scherzare: parliamo dei piani del governo sulla televisione pubblica. In questi giorni si intessono febbrili trattative per completare il quadro delle nomine Rai e tutto porta a pensare, tanto per restare sul tema del vecchio comunismo dell'est, a una sorta di nuovo editto bulgaro: il primo cacciò via in modo plateale Biagi, Luttazzi e Santoro dall'azienda, questo in arrivo sarà probabilmente meno esplicito e più subdolo ma rischia comunque di trasformare la tv dello stato nella prima televisione sovietica dell'Occidente: con Minzolini e Vespa a confezionare santini sul presidente del Consiglio e la rimozione delle poche voci critiche e indipendenti rimaste.

La situazione è questa, poi giudicate voi. Primo: ai giornalisti di Anno zero, nonostante la trasmissione debba cominciare tra poco più di due settimane, non è ancora stato rinnovato il contratto, si vive nell'incertezza più totale e non è da escludere che alla fine il dg Masi, la voce di Berlusconi a Viale Mazzini, imponga l'allontanamento di Marco Travaglio come condizione per partire.

Secondo: capitolo Rai tre, il canale spesso al centro degli attacchi e delle manie di persecuzione del nostro premier sovietico. A detta delle indiscrezioni che circolano in questi giorni il governo avrebbe intenzione di rimuovere il direttore del Tg3 Antonio Di Bella e il direttore della rete Paolo Ruffini. In particolare quest'ultimo sarebbe sostituito da qualcuno magari con un nome presentabile ma disposto, in cambio della poltrona, a chiudere o comunque ridimensionare tutti i programmi meno graditi al governo: Che tempo che fa con Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, Parla con me di Serena Dandini e Report di Milena Gabanelli.

Confidiamo ovviamente – e sinceramente – che non si arrivi a tanto, ma se davvero il nostro Grande Timoniere dovesse arrivare ad una scelta del genere sarebbe davvero il caso di svegliarci tutti e scendere in piazza per difendere quello che, in una democrazia che voglia essere tale non solo di nome ma anche di fatto, è senza dubbio il bene più prezioso: la libertà di informare, di controllare e di criticare chi ci governa.

Scritto da Style24.it Unit

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