Killer Joe trailer recensione data d’uscita: il film di William Friedkin ora in sala

Presentato alla Mostra del cinema di Venezia dell’anno scorso, e quindi in ritardo distributivo di più di un anno, ecco arrivare nelle sale italiane l’ultimo film di William Friedkin, Killer Joe.

La pellicola è stata tratta dall’omonima pièce di Tracy Letts, vincitore del premio Pulitzer, ed è stata una delle favorite dal pubblico durante la manifestazione veneziana, nonostante non abbia vinto nessun premio ufficiale. 

Questa la sinossi dell’opera:

Il ventiduenne Chris Smith (Emile Hirsch) è uno spacciatore di mezza tacca che sogna di fare il grande colpo. Quando tutta la merce di Chris sparisce perché gli viene sottratta dalla madre è costretto a trovare 6.000 dollari al più presto, oppure sarà un uomo morto. In preda alla disperazione chiede aiuto a suo padre Ansel (Thomas Haden Church) e insieme mettono a punto un piano terribile: uccidere la madre per riscuotere l’assicurazione. E qui entra in scena l’agente Joe Cooper (Matthew McConaughey), un infido killer dal fascino e i modi di un gentiluomo del Sud. “Killer Joe” è più che lieto di fare il lavoro, ma Joe non preme nessun grilletto senza i suoi 25.000 dollari di compenso, che devono essere versati tutti in anticipo.

I due congiurati, assieme alla matrigna Sharla (Gina Gershon), accettano la “gentile” offerta di Joe di tenere con sé, in cambio di un pagamento posticipato, l’apparentemente ingenua sorellina di Chris, l’attraente Dottie (Juno Temple). Joe terrà Dottie in garanzia fino a quando i soldi dell’assicurazione non verranno incassati e il suo compenso interamente pagato. Sembra tutto facile. E invece si rivelerà complicatissimo.

L’autore del cult horror L’esorcista propone un film che si pone fortemente sulla scia dei fratelli Coen, almeno per quanto riguarda la gestioni dei tempi e la folla e assurda esplosione di violenza, nonché il tratteggio delle psicologie di idioti e psicopatici socialmente funzionanti.

Il film è un congegno ad orologeria perfettamente oliato, con un prima parte che presenta i personaggi, le loro motivazioni e loro idiosincrasie e una seconda in cui tutti i conflitti sopiti scoppiano con impeto dirompente.

In alcune sequenze dialogiche si percepisce nettamente l’origine teatrale della sceneggiatura, ma Friedkin è stato molto bravo nel saper mettere in scena cinematograficamente una storia basata sugli scambi verbali tra gli attori.

A ciò si uniscono un paio di scene di seduzione perversa (da ricordare quella del pollo fritto), che non mancheranno di far discutere gli spettatori più bacchettoni e divertire coloro che sono dotati di un’apertura mentale sufficientemente ampia.

Importante anche la prova del cast, soprattutto quella di un McConaughey mai così in forma, forse nel ruolo della sua carriera, lontano dalle commedie romantiche in cui siamo soliti immaginarcelo.

Un film altamente consigliato, fosse solo per far comprendere alla distribuzione italiana che non siamo un Paese del terzo mondo, cinematograficamente parlando. 

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Scritto da Style24.it Unit

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