Il Batman di Nolan: alcuni spunti di riflessione

L'han trasmesso ieri sera su Canale 5. Il che mi dà l'occasione per parlarne, suppongo.

Chiariamo subito un punto: non starò qui a tessere per mezz’ora le lodi per Ledger. Ritengo infatti che, talento a parte, non avrebbe potuto fare altrimenti. Il Joker descritto ne Il Cavaliere Oscuro, infatti, era a mio parere l’unico pronosticabile in questo particolare momento storico, culturale e sociale. Un Joker alla Jack Nicholson, ad esempio, temo non avrebbe avuto senso. I tempi sono cambiati, il mondo stesso è cambiato, ed gni tentativo di paragone è secondo me fuori luogo.

Il Joker di Ledger e Nolan, così tetro ed amorale, così simile ad un agghiacciante maniaco assassino (un Hannibal Lecter vestito di viola, insomma), è un character solido, molto vicino all’attualità, ed è per me l’unico Joker possibile nel 2008.

Il Cavaliere Oscuro è una storia impregnata di cinismo, disillusione, insoddisfazione e paura. E’ sintomatico, direi. Rispecchia crudelmente il modo in cui appare la società attuale, e la maniera in cui molti oggi percepiscono la collettività. Quella descritta da Nolan è una Gotham ferita, spaventata e frustrata, in cui la rabbia cieca e l’egocentrismo si nascondono a fatica sotto la pallida maschera della diplomazia e del vivere civile. Decisamente molto simile al mondo di oggi.

Un buon film, dunque, con molteplici sfaccettature e diverse implicazioni morali e sociali. Il fatto che sia un’opera che tocca svariati temi e che può far riflettere significa che è degna di nota (in particolare se consideriamo che dovrebbe essere "solo" una pellicola riguardante un supereroe, e sappiamo come solitamente vengono trattate certe tematiche in questa tipologia di film… qualcuno ha detto Daredevil ?), quindi il mio personale consiglio è di vederlo almeno una volta.

Pur apprezzandolo, due cose non riescono ancora a convincermi al 100%:

1) La sovrannaturale inafferrabilità del Joker. Nel corso del film, infatti, sembra quasi che il personaggio di Ledger abbia l’impressionante capacità di trovarsi sempre al posto giusto al momento giusto. D’accordo che è il supervillain, che abbia l’appoggio della mafia e che ciò sia funzionale allo svolgimento della trama, ma a tratti pare realmente d’avere a che fare con qualcosa di più di un semplice maniaco. Non si capisce, ad esempio, come faccia a nascondere tutte quelle dannate bombe senza che nessuno s’accorga di nulla. Fare esplodere un intero ospedale non è un’operazione semplice, eppure il binomio Joker/mafia ci riesce in un lasso di tempo brevissimo… E tra l’altro poi il Joker se ne va tranquillamente, sequestrando un autobus senza che nessuno batta ciglio, con presumibilmente decine di agenti di polizia tutto attorno.

2) Il finale. Non l’ho gradito. Un finale buonista e speranzoso che stride con il resto del racconto. Per due ore vengono celebrati il caos e l’entropia (magistralmente rappresentati dal Joker), il tradimento, l’ambiguità e la assoluta mancanza di qualsivoglia certezza (le spie-poliziotti, o anche Harvey Dent, volendo), l’amoralità e l’assurda esaltazione della mediocrità (sono mediocri i mafiosi, intendo… difatti il Joker afferma: “Questà città merita un criminale di maggior classe”), e poi, mentre Batman fugge a bordo della sua moto, ci becchiamo il pistolotto moralista del redivivo Gordon? “Ah, lui fugge perché è buono, lui può sopportarlo, è l’eroe che blablabla”? Ma no, che diamine! Ho capito che la gente vuole una speranza e che in fondo il messaggio del film deve risultare in qualche modo positivo, però c’è modo e modo. La frasetta banalotta e fintamente ottimista buttata lì proprio sui titoli di coda, nel goffo tentativo di trasmettere chissà quali valori etici ai posteri (mentre per tutto il film non s'è fatto altro che demolire sistematicamente ogni stupido manicheismo ed ogni sicurezza), non m’è andata giù.

Scritto da Style24.it Unit

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