Grazie Roberto Saviano, perché ci impedisci di chiudere gli occhi di fronte a Gomorra

Ieri molti, assistendo al monologo di Roberto Saviano nello speciale di Che tempo che fa, saranno sobbalzati sulla poltrona del salotto: ma di cosa sta parlando questo ragazzo? Tutti questi attentati, uccisioni, bombe, minacce, violenze, questa tragica guerra quotidiana con la sua orribile scia di morti ammazzati sta davvero accadendo, qui e ora, nel nostro paese?

Forse anche il cittadino più informato, un magistrato, un giornalista, uno che sa per certo che ciò che racconta Saviano è vero dalla A alla Z, può aver avuto un momento di smarrimento: perché quello che abbiamo ascoltato ieri è così tragico e devastante che, sulle prime, non può che indurre un senso di spaesamento ed estraneità.

Perché viene da chiedersi: se tutto questo è vero come mai i telegiornali e la carta stampata non ne parlano? Perché le morti della camorra finiscono tra le ultime notizie e nella cronaca locale e non aprono le prime pagine dei giornali? Perché i cittadini non riempiono le piazze per protestare e testimoniare la loro avversione alle mafie? Perché i politici non inseriscono la lotta alla criminalità organizzata tra le emergenze del paese, perché si limitano a gestire il fenomeno senza combatterlo frontalmente per eliminarlo?

Sembra che questo paese abbia deciso – più o meno consapevolmente – di chiudere gli occhi di fronte ad una realtà troppo sgradevole, di fare finta che il problema non ci sia o non sia così grave, per tentare di rimuoverlo dalla nostra coscienza.

Ecco, in una situazione del genere bisogna dire mille volte grazie a chi, come Roberto Saviano, ha il coraggio – a rischio della propria vita – di ricordarci che Gomorra esiste, che non possiamo fare finta di nulla e che evitare i problemi non è certo la migliore strada per risolverli.

E grazie anche a Fabio Fazio e agli autori di Che tempo che fa: ieri hanno dato un eccellente esempio di cosa dovrebbe fare il servizio pubblico.

Scritto da Style24.it Unit

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