E in tv cala il silenzio sui processi di Berlusconi: anche quelli sono gossip?

Da quando sono scoppiati gli scandali sulla vita privata del presidente del Consiglio in televisione e sui giornali ci sentiamo ripetere sempre lo stesso ritornello, cantato all'unisono dai berlusconiani, dai fautori dell'opposizione morbida e dai giornalisti finti indipendenti (praticamente da tutti): basta con il gossip, parliamo dei problemi veri degli italiani: l'economia, il lavoro, la scuola eccetera.

La campagna anti-gossip, chiamiamola così, è stata talmente martellante, in particolare nella ipercontrollata televisione, che alla fine anche il pubblico si è convinto e nelle interviste e nei sondaggi risponde, in larga parte, che bisogna occuparsi di altre questioni e che non gli importa nulla dei comportamenti privati del premier. Salvo poi, in perfetto stile italiano, fare assolutamente il contrario di quello che si dice: cioè fiondarsi sulle trasmissioni che parlano di Noemi Letizia o delle escort e ignorare i programmi in cui si parla di crisi economica, disoccupazione, scuola e sanità. Chiedete a Michele Santoro quanti ascoltatori ha raggiunto invitando Patrizia D'Addario ad Annozero e quanti parlando di cassintegrati.

A parte che non si capisce perché un argomento debba escludere l'altro, in paesi con tradizioni democratiche ben più solide delle nostre, come gli Stati Uniti, tutti considerano scontato e normale che la vita privata di un uomo di Stato abbia rilevanza pubblica. Perché media ed elettori non tollerano nessun passo falso da chi rappresenta la nazione, perché ci si aspetta coerenza tra quanto si fa nelle mura domestiche e quanto si dichiara nei discorsi ufficiali, perché si pretende che un politico che ha responsabilità pubbliche non sia in alcun modo ricattabile.

L'opposizione repubblicana non si fece certo scrupoli di "rovistare nel gossip" o di violare la privacy di Clinton quando ne chiese la messa in stato d'accusa per avere semplicemente mentito su un rapporto extraconiugale, così come nel nostro paese in questi giorni il governatore del Lazio Piero Marrazzo si è giustamente dimesso per uno scandalo sessuale a base di transessuali e forse pure di droga. Il Cavaliere invece sta ancora al suo posto perché ci hanno spiegato che parlare di certe cose è sbagliato e inopportuno. Soprattutto quando si tratta della sua persona.

Comunque, con l'affaire Noemi e D'Addario più o meno alle spalle, per Berlusconi arrivano altre grane pericolose: la riapertura dei processi per corruzione (caso Mills) e frode fiscale (diritti televisivi). E già l'esercito dell'anti-gossip, che vede arruolati giornalisti e politici alle dipendenze del premier e giornalisti e politici desiderosi di assunzione, si sta esercitando a cantare un nuovo ritornello da tutti i teleschermi d'Italia. E cioè che i guai giudiziari del presidente devono essere tenuti fuori dal dibattito politico, che bisogna discutere dei famosi problemi veri dell'Italia e finirla con l'antiberlusconismo.

Restiamo in attesa di sapere di cosa si possa parlare in questo paese quando viene toccato l'argomento Berlusconi. Intanto proviamo a immaginare che cosa avrebbero fatto i repubblicani americani se Cinton, oltre alla scappatella con la Lewinsky, fosse stato accusato di corruzione e frode fiscale. Una nuova guerra civile?

(Nella foto: Patrizia D'Addario con Silvio Berlusconi).

Scritto da Style24.it Unit

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