Caso Vauro-Anno zero: Articolo 21 condanna la “Repubblica presidenziale a reti unificate”

9Colonne) -Roma, 16 aprile (citare la fonte).

Il "caso Annozero" infiamma la rete.

Il licenziamento del vignettista satirico Vauro dalla trasmissione di Michele Santoro ,deciso dalla direzione di RAI due, suscita critiche e dibattiti nell'ambiente dei blog e del giornalismo on line.

Preoccupa in particolare Articolo 21, associazione che promuove il principio della libertà di pensiero, che vive un momento di crisi.

Il sodalizio fondato da Federico Orlando, Sergio Lepri, Giuseppe Giulietti e Tommaso Fulfaro, a cui aderiscono tra gli altri David Sassoli, Piero Marrazzo, Sergio Staino, Giovanna Melandri, Paolo Serventi Longhi, rischia infatti di chiudere se entro il 23 aprile non raccoglie 50 mila euro.

A questo scopo, il quotidiano on line di Articolo 21 ha avviato una sottoscrizione, che finora ha fruttato meno della metà della cifra prefissata. Il 22 aprile si trarrà un bilancio della colletta in una pubblica assemblea che si terrà a Roma presso il Circolo di Montecitorio.

Beppe Giulietti rilancia la battaglia per la sopravvivenza di Articolo 21 in un articolo in cui denuncia la censura operata sul programma di Santoro:

"Mai come in questo momento- scrive il deputato dell'Italia dei Valori- è necessario compiere uno sforzo individuale e collettivo per tenerci ben stretta una associazione che non ha alcuna intenzione di piegare la testa e la schiena di fronte al pessimo spirito dei tempi".

A proposito del caso Vauro, afferma: "Articolo 21 non difende un modello di trasmissione e neppure un singolo giornalista. Per noi non esiste solo un caso Santoro o Vauro, ma una grave ferita che riguarda il libero esercizio del diritto di cronaca"

Il provvedimento adottato nei confronti del vignettista, secondo Giulietti fa parte di un disegno preciso: realizzare una sorta di repubblica presidenziale a reti unificate.

"Negli ultimi mesi – denuncia- sono stato indicati i nomi dei programmi e degli autori sgraditi. In testa all'elenco stavano i nomi di Santoro, di Travaglio, Fabio Fazio per aver osato dare la parola a Beppino Englaro, Milena Gabbanelli perché rompe le scatole a tutti, Carlo Lucarelli perché si occupa troppo di mafia e di misteri, Enrico Bertolino e Maurizio Crozza, Giovanni Floris e Ballarò, Blob perché danno memoria degli orrori quotidiani, Riccardo Iacona che si intestardisce a studiare il malessere sociale; di volta in volta gli insulti e la richiesta di chiusura e censura hanno riguardato tutto il tg3, tutta Raitre e chiunque non accetti la pax berlusconiana".

La stessa testata propone altri pareri sulla vicenda. Lo scrittore ed autore satirico Michele Serra, intervistato da Stefano Corradino, sottolinea la necessità di garantire il pluralismo dell'informazione.

"Un limite alla libertà- afferma l'editorialista dell'Unità- esiste sempre: nessuno è infinitamente libero, né i satirici né altri. Ma questo limite non è oggettivo, non può essere stabilito per legge. E' un limite cangiante, individuale, ripeto non oggettivo, a me fa schifo più della metà del palinsesto televisivo ma non mi sognerei mai di censurarlo".

La sospensione di Vauro rivela per Serra una precisa strategia della classe politica dirigente. "Un modo -dice il giornalista- per far sapere in giro (specie ai più influenzabili) che alla RAI il vento è cambiato. Non vorrei essere nei panni del nuovo presidente Garimberti, il suo ruolo di garanzia sarà durissimo da esercitare".

E sullo stile satirico del suo collega, taglia la testa al toro: "E' certo irriverente – sostene Serra- come la satira deve essere, come Vauro sa essere da una vita. Perché, qualcuno conosce una satira 'reverente'?"

Sulle pagine di articolo21.info, anche il giornalista radio-televisivo Oliviero Beha segnala la tendenza del potere politico di sostituire "alla critica della realtà la critica della critica, facendo un danno enorme a tutti noi".

L'obbiettivo è, a suo parere, di distrarre i telespettatori dai veri problemi.

"In un batter d'occhio- afferma- l'attenzione al terremoto, alla ricostruzione, alle colpe, ai rischi ecc. è stata dirottata su Santoro e su 'Annozero', in realtà sull'informazione che dà fastidio."

Nello stesso intervento, prende di mira il modello di informazione proposto dalle Televisioni sul terremoto:

"Basterebbe domandarsi – polemizza Beha- se l'informazione su una vicenda tragica come il terremoto che da una settimana impazza è stata servizio, prodotto, tutte e due le cose o sopratutto il secondo. Vedete, quando si indugia nell'intingere la telecamera nella disperazione, o si rimandano dieci volte le telefonate dei terremotati la notte della scossa tremenda, si fa un'operazione merceologica, non informativa. Cioè essenzialmente si vende una merce. E' comprensibile che non ci sia uno spartiacque netto tra informazione di servizio e merce di stampa scritta o radiotelevisiva, ma se puntiamo Santoro bisogna allora domandarsi se sentire a Radio RAI un ufficiale dei Nas che denuncia lo smercio di prodotti avariati agli sfollati negli alberghi della costa significa mettere in discussione tutta l'organizzazione pro-terremotati e la solidarietà e in fondo la stessa Protezione Civile. Sarebbe una china. Da non percorrere. Si precipiterebbe. E siamo già ben sotto con la qualità dell'informazione. Forse Santoro dovrebbe fare una puntata su se stesso, con tanto di notabili e di telespettatori comuni. I notabili, temo, non accetterebbero".

Scritto da Style24.it Unit

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