Agcom e Privacy: il triplo suicidio del Pd

Bersani si spartisce i posti dell’autorità per le comunicazioni e per la privacy con Berlusconi, Casini e Maroni. I democratici ormai sono decisi al suicidio elettorale, tra arroganza e stupidità

Le authority dovrebbero essere istituti terzi e di garanzia, autonomi dalla politica e dalle logiche di maggioranza e opposizione, ma in Italia – dalla loro nascita – sono state occupate dai partiti come tutto il resto.

Questa volta però ci avevano raccontato la favoletta di un nuovo corso, di nomi indipendenti scelti attraverso un esame da parte del parlamento dei curricula. Ci si poteva credere? No, e infatti – per le nomine dei membri dell’autorità sulle comunicazioni e di quella sulla privacy – è andata come al solito: una sfacciata e nauseabonda spartizione tra i partiti di governo, che hanno imposto i loro nomi in spregio a qualsiasi criterio meritocratico e di competenza (per dire, all’Agcom va un dermatologo e alla privacy la moglie di Bruno Vespa!).

Non si sa se provare più indignazione o malinconia per la solita scelta suicida del Partito democratico, ormai deciso a regalare voti a Grillo e a incamminarsi sulla strada del disastro elettorale.  Nel caso dei democratici ci sentiamo di parlare di un triplo suicidio. Il primo è ovviamente quello di essersi accordato per la spartizione dei posti con Berlusconi e Casini, dimostrando per l’ennesima volta di essere parte della Casta e del tutto inadeguato per qualsiasi progetto di rinnovamento. Ma oltre all’arroganza si segnala anche una buona componente di stupidità, visto che nei suoi inciuci con Berlusconi la sinistra viene sempre turlupinata, e così è stato pure questa volta, con il Cavaliere che fa eleggere due dei suoi all’Agcom quando gli accordi prevedevano un commissario a testa tra ABC e la Lega.

Il terzo suicidio, e qua la firma del geniale stratega delle battaglie perse Massimo D’Alema si vede tutta, sta nella contromossa del Pd: invece di rispondere pan per focaccia a Berlusconi piazzando due suoi uomini all’Agcom (parliamo di un’autorità che dovrà decidere di questioni come l’asta delle frequenze tv e la par condicio elettorale) finisce per cedere al partito di Casini un posto, alla ricerca dell’ormai mitologica alleanza con il centro la quale, probabilmente, segnerebbe il definitivo sputtanamento del partito agli occhi degli elettori. Com’è che dice Beppe Grillo, Pd meno elle? Secondo me è pure troppo buono!

(In alto: quelli della spartizione, manca solo Casini. Fonte: infophoto).

Scritto da Style24.it Unit

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