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Enrico De Pedis, conosciuto come Renatino, è stato il boss della Banda della Magliana, ucciso nel 1990 a Campo de’ Fiori, all’età di 36 anni. La sua amante, Sabrina Minardi, è stata una supertestimone del caso di Emanuela Orlandi.
Chi è Renatino De Pedis?
Enrico De Pedis, conosciuto come Renatino, è stato il boss della Banda della Magliana e se ne parla anche nella nuova miniserie di Netflix, Vatican Girl, che parla del caso di Emanuela Orlandi. La supertestimone del caso è Sabrina Minardi, amante del boss Renatino, che è stato ucciso il 2 febbraio 1990 vicino a Campo de’ Fiori, a 36 anni. Enrico De Pedis è nato il 15 maggio 1954 ed è cresciuto nel quartiere Trastevere. Fin da ragazzo entra nel mondo della criminalità, prima con scippi, per poi passare alle rapine, unendosi ai malavitosi del quartiere Appio-Latino. Dopo essere entrato e uscito di galera, a metà degli anni ’70, ha ufficializzato la sua carriera criminale. Quando a Franco Giuseppucci, incaricato di custodire le armi per conto di terzi, viene rubato il Maggiolone con dentro le armi, riesce a recuperarle grazie a Maurizio Abbatino, capo della banda San Paolo a cui faceva riferimento Emilio Castelletti, autore del furto. In quel momento Giuseppucci, Abbatino e De Pedis hanno deciso di dare vita alla Banda della Magliana, dal nome del quartiere romano dove abitavano. Una banda che ha riunito tutte le frange criminali di Roma. Il senso degli affari di De Pedis ha permesso alla banda di crescere. Il 7 novembre 1977 la banda ha sequestrato il duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere, facendo un grave errore. Il duca morì, ma loro riuscirono a prendere un riscatto di due miliardi. De Pedis, che non aveva partecipato al sequestro perché era in prigione, ha ottenuto quindici milioni di lire.
La morte di Enrico De Pedis
Dopo la prematura scomparsa di Giuseppucci e la fuga di Abbatino, il controllo della banda rimase nelle mani di De Pedis, che iniziò a stringere accordi con esponenti della mafia siciliana, per investire somme di denaro in campo finanziario ed edilizio. Negli ultimi anni della sua vita voleva cancellare il suo passato nella criminalità. Sicuro del suo patrimonio, aveva investito nel campo dell’arte, smettendo di distribuire i proventi delle attività agli ex complici e alle loro famiglie. Gli altri non accettarono questa decisione, per questo progettarono la sua morte. La prima volta ci provò Edoardo Toscano, nel 1989, ma fu un fallimento, perché De Pedis fu più furbo e lo attirò in un’imboscata per farlo uccidere. Marcello Colafigli fu più fortunato. Uscito dalla prigione, convinse Angelo Angelotti, uomo fidato della banda, a fissare un appuntamento con Renatino in via del Pellegrino, a Campo de’ Fiori. Dopo l’incontro, De Pedis salì sul suo motorino, quando venne affiancato da due killer che gli spararono alle spalle, uccidendolo a 36 anni.
I funerali si tennero nella Basilica di San Lorenzo in Lucina e la salma venne seppellita nel Cimitero del Verano e poi spostata nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare, con indignazione dei fedeli. Il Vicariato di Roma ne autorizzò la sepoltura dopo che il rettore della Basilica, Monsignor Piero Vergari attestò che De Pedis si era adoperato per i poveri. Sette anni dopo la sua morte, il Dipartimento Investigativo Antimafia, su ordine del giudice Andrea De Gasperis, chissà di indagare sulla sepoltura. Il Vicariato non ritenne opportuna l’estumulazione e in seguito la salma fu cremata e le ceneri vennero sparse in mare.
Renatino De Pedis e il coinvolgimento nel caso Orlandi
Nel 2008 si iniziò ad indagare per il possibile coinvolgimento di De Pedis nella sparizione della giovane Emanuela Orlandi, scomparsa a 15 anni vicino alla Basilica di Sant’Apollinare. Le dichiarazioni rilasciate da Sabrina Minardi, amante di Renatino, rivelarono che fu lui ad eseguire il sequestro per ordine di monsignor Paul Marcinkus, capo dell’Istituto per le Opere di Religione. Secondo la confessione della Minardi, la Orlandi venne assassinata dopo sei o sette mesi dal sequestro e il suo cadavere occultato in una betoniera nei pressi di Torvajanica, insieme ai resti di Domenico Nicitra, figlio undicenne di un ex appartenente alla banda della Magliana. Le dichiarazioni della donna non vennero mai riscontrati e furono oggetto di contestazione perché non precise e probabilmente alterate dall’uso di droghe. Una telefonata alla trasmissione Chi l’ha visto, nel 2005, parlò di Renatino e di un favore che fece al cardinal Poletti e della sepoltura nella Basilica, riferendosi al caso Orlandi. Anche altri membri della banda, tra cui Antonio Mancini e Abbatino, hanno puntato il dito contro De Pedis per un coinvolgimento nella scomparsa di Emanuele Orlandi, parlando del rapporto del boss con alcuni esponenti del Vaticano. Accanto al cadavere di Renatino non vennero trovati i resti di Emanuela Orlandi.