Sanremo: il tributo di Michelle alle donne, boom di critiche

Il flash mob di Michelle Hunziker a sostegno delle donne vittime di violenza non è piaciuto quasi a nessuno. Sul web fioccano le critiche.

Il flash mob di Michelle Hunziker dev’essere sembrato un’ottima idea agli autori del Festival. Se praticamente tutti i cantanti hanno deciso di appuntare un fiore sul petto per unirsi alla battaglia contro la violenza sulle donne, Michelle Hunziker ha deciso di strafare e, purtroppo, ha sbagliato.

Ottimo nelle intenzioni ma accolto in maniera pessima dalla critica e dal pubblico, il flash mob di Michelle Hunziker è stato annoverato tra i momenti più bassi della terza puntata del Festival di Sanremo.

Il flash mob di Michelle Hunziker

I flash mob si sono diffusi negli ultimi anni come una forma artistica di protesta o di sensibilizzazione nei confronti di temi più o meno scottanti. Durante un flash mob un gruppo di persone, in genere ballerini, cantanti o musicisti, mette in scena in un luogo pubblico una performance inaspettata. Nei flash mob più riusciti cantanti e ballerini (mescolati ai passanti in un luogo affollato) lentamente si portano al centro di uno spazio libero e cominciano ad esibirsi tutti assieme.

La forma flash mob sembrava sulla carta il modo più appropriato per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema scottante durante un Festival canoro, quindi è stata messa in pratica.

Michelle Hunziker, vestita con un criticatissimo abito rosa, è scesa dalle scale dell’Ariston intonando Gli Uomini di Mia Martini. Ecco allora che dal pubblico si alza la voce di una donna che protesta vivamente per la scelta della canzone. A lei si accodano altre donne della platea che, con marcato accento napoletano, inneggiano alla vocazione materna delle femmine partenopee. La Hunziker, che per una volta ha recitato in maniera credibile, sembrava completamente presa alla sprovvista e apparentemente non riusciva ad arginare la protesta. Quando ha cominciato a parlare della Madunina, mamma di tutte le mamme, la cosa ha cominciato ad essere imbarazzante.

Una finta protesta femminista

Progressivamente diverse donne sono salite sul palco, intonando canzoni che in varie maniere inneggiavano alla figura femminile. Alcune erano vestite da orchestrali, altre da cameraman, altre ancora da truccatrici e addette alla sicurezza: in qualche modo si è cercato di ricreare l’intero ecosistema lavorativo femminile all’interno dell’Ariston.

Il problema grave è che la finta protesta femminista e la finta invasione di palco ha fatto storcere il naso a gran parte della critica e probabilmente degli spettatori.

Molti, come la solita Selvaggia Lucarelli, hanno affermato che non basta mettere in scena una pessima esibizione canora per sostenere in maniera convincente la causa delle donne vittime di violenza.

Una cattiva esecuzione

Oltre ai motivi etici che hanno criticato la spettacolarizzazione della protesta, ridotta a mera funzione dello show, molti addetti ai lavori hanno storto il naso davanti al fatto che a livello tecnico l’esibizione era di bassissima qualità. Voci strozzate, microfoni non attivi al momento giusto, stecche numerose.

L’insieme delle cose ha quindi portato un’ondata di critiche sul flash mob di Michelle Hunziker che, nonostante tutto, poco dopo l’episodio è tornata sul palco ringraziando tutti coloro che avevano lavorato in brevissimo tempo per concretizzare l’iniziativa.

Scritto da Olga Luce

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