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Un evento che celebra la creatività
Dal 14 al 18 ottobre, Milano ha ospitato A Creativity Revival, un evento che ha riunito 100 “creative pioneers” da tutto il mondo. Questo incontro, organizzato dalla Fondazione Moleskine, ha avuto come obiettivo principale quello di esplorare il potere della creatività come strumento di cambiamento sociale. Attraverso workshop, open talk e conversazioni, i partecipanti hanno condiviso le loro esperienze e storie, ponendo una domanda centrale: può la creatività cambiare il mondo?
Il potere della creatività nelle comunità
Durante l’evento, i partecipanti hanno discusso di come diverse forme d’arte, come la musica, il teatro e il cinema, possano avere un impatto significativo sulle comunità. Ad esempio, si è parlato di come il teatro possa supportare le persone colpite da conflitti, come in Ucraina e Palestina, e di come la musica possa reimmaginare gli spazi carcerari. Queste conversazioni hanno messo in luce il ruolo cruciale della creatività nel promuovere la resilienza e la vitalità, specialmente in contesti difficili.
Unformat interattivo per l’apprendimento collettivo
L’evento ha adottato un formato di “unconference”, che ha incoraggiato la collaborazione e l’apprendimento tra i partecipanti. Questo approccio ha permesso a chiunque di avviare discussioni e condividere idee, creando un ambiente di apprendimento non competitivo. Tra i relatori di spicco, il giudice sudafricano Albie Sachs ha parlato dell’importanza dell’arte nella costruzione di un mondo migliore, sottolineando come la creatività possa fungere da catalizzatore per il cambiamento sociale.
Storie di cambiamento da tutto il mondo
Le storie dei partecipanti hanno dimostrato come la creatività possa essere utilizzata per affrontare le sfide sociali. Organizzazioni come la Escuela de Teatro Musical de Petare in Venezuela e Circus Zambia hanno mostrato come l’arte possa offrire opportunità e speranza a giovani in contesti difficili. Inoltre, il panel “The power of stories” ha esplorato come lo storytelling possa trasformare le narrazioni dominanti e dare voce a chi non ce l’ha, evidenziando l’importanza di una nuova narrazione per le zone colpite da conflitti.