Marco Bocci parla della sua malattia a “Le Iene”

Marco Bocci a "Le Iene" parla della malattia che lo ha colpito qualche anno fa. Scopriamo insieme cosa ha detto.

Marco Bocci è intervenuto come ospite al programma “Le Iene” e ha parlato della sua malattia, un virus raro che lo ha colpito alcuni anni fa. Vediamo insieme, all’interno di questo articolo, di saperne di più.

Marco Bocci: la malattia

Marco Bocci è un attore italiano, classe 1978, noto al pubblico soprattutto per aver interpretato il commissario Nicola Scialoja nella serie televisiva “Romanzo Criminale”, e per il ruolo del vicequestore Domenico Calcaterra nella serie Tv “Squadra Animafia“. Bocci ha anche recitato in film quali “I cavalieri che fecero l’impresa”, “La bella società”, “Scusa se esisto”, “L’esigenza di unirmi ogni volta con te”, “La banda dei tre” e “A Tor Bella Monaca non piove mai”. L’attore umbro, qualche anno fa, è stato colpito da un virus raro, dal quale è riuscito a guarire, anche se con qualche ripercussione. Marco è sposato dal 2014 con l’attrice, modella, cantante e doppiatrice italiana Laura Chiatti, con la quale ha avuto due figli, Pablo ed Enea. Laura ha aiutato molto il marito durante la riabilitazione, soprattutto con il recupero e l’uso della parola. Rimangono però tutt’ora i problemi relativi alla memoria.

Marco Bocci: il monologo a Le Iene circa la sua malattia

Nella puntata de “Le Iene” del 2 maggio, Marco Bocci è intervenuto come ospite ed è stato protagonista di un monologo. L’attore ha parlato della malattia e di come ancora oggi condiziona la sua vita. Infatti, se l’uso della parola è gradualmente tornato, i problemi di memoria sono rimasti. E per uno che di mestiere fa l’attore non è certo cosa da poco. Queste le parole di Marco Boggi alla trasmissione “Le Iene“:

“Quattro anni fa sono sopravvissuto a un virus raro. Mi ha colpito parte del cervello che governa la parola e la memoria. Oggi non riconosco il volto di amici e può capitarmi anche di guardare un film per sei volte prima di accorgermi che lo avevo già visto. Ricordo pochi aneddoti della mia infanzia tanto che i miei amici mi chiamano “Ma chi?” “Ma dove? “Ma quando?” Perché ripeto in continuazione queste domande. Vivo con Google Maps perché non ricordo le strade dei paesi attorno a dove sono cresciuto e ho dovuto imparare a fare il mio mestiere in un modo nuovo, studiando il doppio. Spesso mi sono sentito ignorante, limitato, danneggiato, perché i ricordi che ci portiamo dentro da una vita ci dicono ogni giorno chi siamo. E allora io, che tanti di quei ricordi non li ho, oppure li ho ma corrotti, mischiati all’immaginazione, chi sono veramente? me lo sono chiesto spesso. Poi ho smesso di cercare e mi piace immaginare che anzi è stato invece un colpo di fortuna, che nel mio passato ci fosse qualcosa che dovevo assolutamente dimenticare. Oggi con questa scocciatura ho imparato a convivere, anzi a volte me ne approfitto e fingo di non ricordare cose che invece ricordo benissimo. Ogni giorno rinasco come un uomo che ha lasciato indietro un pezzo del suo passato, per vivere nel presente. Un uomo nuovo, anche se può sembrarvi strano, un uomo felice.”

Scritto da Sara Guglielmetti

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