Gf Vip, Kabir Bedi: “Mio figlio Siddharth si è suicidato”

L'attore Kabir Bedi, ospite della casa del Gf Vip, ha ricordato il figlio, malato di schizofrenia, morto suicida a soli 25 anni

Durante la trentottesima puntata del Grande Fratello Vip, condotta da Alfonso Signorini, andata in onda ieri sera, venerdì 28 gennaio, Kabir Bedi, l’amato protagonista della fortunata serie televisiva Sandokan, ha condiviso con i compagni di avventura e i telespettatori il dolore per la prematura scomparsa del figlio Siddharth, morto suicida a soli 25 anni. 

GF Vip, il dolore di Kabir Bedi per il suicidio del figlio 

Il racconto di Kabir Bedi (76 anni) sulla tragica scomparsa dell’adorato figlio Siddharth ha commosso proprio tutti. Il giovane, poco più che ventenne, nato dal secondo matrimonio dell’attore, soffriva di schizofrenia, disturbo psichico che spesso lo portava a sentirsi infelice. 

Visibilmente emozionato, Bedi, ha descritto il figlio come un ragazzo sensibile ed intelligente, tanto da qualificarsi tra i primi laureati in informatica di una prestigiosa università americana.

Kabir, mio figlio suicida per schizofrenia

L’attore, consapevole della situazione psichica del figlio, ha cercato in tutti i modi di aiutarlo: “Ho provato a prevenire questo suicidio, ma ho fallito. Non sono riuscito a convincerlo a vivere.” Sottolinenado gli aspetti negativi della schizofrenia, Kabir ha affermato come improvvisamente  “giovani, normalmente uomini, normalmente intelligenti, perdono la lucidità e non accettano di avere un problema. ”

Prima di togliersi la vita infatti, Siddarth ha scritto in un biglietto indirizzato alla famiglia il suo stato d’animo: ” Bene, questo è quanto, per favore non sentitevi in colpa, è il mio modo di prendere il controllo e per quanto possa sembrarvi strano me ne andrò felice e non triste.”

Il dolore della perdita e la consapevolezza di aver fatto il possibile

Ripercorrendo questo terribile e doloroso momento della sua vita, a distanza di anni, Kabir ha capito che non serve colpevolizzarsi per ciò che è successo e che a differenza di allora, oggi la scienza e la medicina hanno fatto passi da gigante: “Oggi i farmaci che curano la schizofrenia sono più efficaci, all’epoca era molto più difficile, io penso di aver fatto il possibile per salvarlo.”

Senza dubbio “il senso di colpa c’è, pensi sempre che avresti potuto fare di più, ma dentro di me so di aver fatto il meglio che potevo e alla fine ho accettato la sua decisione”. 

Scritto da Rossana Pucceri

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