Le riflessioni da brivido dei nostri grandi(?) columnist: Mieli vuole abolire la democrazia e tenere Monti al governo per sempre, Ferrara predica il liberismo e intasca assegni di tre milioni di soldi pubblici per il suo giornale
Come gli anni scorsi, a fare informazione durante il periodo estivo, sul piccolo schermo, resta solo La 7. E così ieri Mentana ha allestito uno speciale del suo Bersaglio mobile per parlare della crisi e del nuovo allarme spread, con ospiti di prima grandezza (almeno in senso quantitativo, diciamo così) del nostro establishment culturale, come Paolo Mieli e Giuliano Ferrara.
Il primo, ex direttore del Corriere della Sera e voce della borghesia settentrionale, ci spiega la sua idea di democrazia: che si voti, dice Mieli, ma poi centrodestra e centrosinistra, in caso di vittoria, dovrebbero impegnarsi a fare Monti ministro dell’Economia. Insomma, la democrazia come facciata, come orpello formale, come contentino per il popolo: facciamoli pure votare gli italiani, poi però – qualunque cosa decidano – sia ben chiaro che niente e nessuno può deviare dalla rotta tracciata dall’attuale premier e dettata dall’Europa.
Poi tocca a Giulianone, voce del berlusconismo e quindi del centrodestra italiano. Che fa il liberista, insieme al professor Alberto Alesina in collegamento dall’Inghilterra: straordinari questi economisti che continuano a propinarci le ricette monetariste come fossero il Vangelo, quando sono chiaramente all’origine della crisi che è scoppiata negli Stati Uniti nel 2008 e poi ha investito l’Europa!
Ma ancora più straordinario Ferrara, che fa il liberista e l’antistatalista dall’alto di un contratto con mamma Rai gentilmente elargitogli per ragioni politiche e dall’alto dei tre milioni di euro di finanziamento pubblico ricevuti dal suo giornale Il Foglio (tiratura: 1600 copie).
Per non parlare poi dell’amicizia con quel vecchio monopolista della tv. Questi sono gli intellettuali de noantri, pensa come siamo messi!
(Foto – Infophoto).



