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Il Jacovella da Celano Film Festival non è solo un evento culturale, ma un vero e proprio viaggio nel cuore delle storie di uomini e donne che hanno saputo lasciare un segno positivo nella società. Sotto la direzione artistica di Corrado Oddi, attore e regista, questo festival si distingue per l’impegno a raccontare narrazioni di speranza e resilienza, in un mondo che spesso sembra dominato dalla violenza e dalla sofferenza.
In questa intervista, Oddi ci parla della nascita del festival, della sua visione e dell’importanza di dare voce a storie che meritano di essere ascoltate.
La nascita del Jacovella da Celano Film Festival
Hai mai pensato a come una semplice leggenda possa dar vita a un festival? È proprio ciò che è accaduto quando Corrado Oddi ha partecipato a un laboratorio di cinema ad Aielli, in Abruzzo. Ascoltando la storia di una figura femminile del Quattrocento, una donna forte e indipendente che ha sfidato le convenzioni del suo tempo, Oddi ha sentito nascere in lui il desiderio di riportare in luce storie dimenticate.
“La nostra cultura popolare spesso ignora queste figure, ed era importante per me dar loro spazio,” dice Oddi con passione.
Il festival si propone di esplorare non solo le vite delle vittime, ma anche quelle di uomini e donne che rappresentano esempi positivi, capaci di ispirare. Oddi sottolinea un punto cruciale: “Non vogliamo negare la violenza, ma cambiare la prospettiva. Continuare a mostrare solo il dolore può generare nuova violenza.
È fondamentale ispirare attraverso esempi di vita.” E tu, ti sei mai chiesto come il cinema possa trasformare la nostra percezione della realtà?
Ogni edizione del festival si arricchisce di una selezione curata di cortometraggi, scelti con attenzione da una giuria tecnica e da una giuria popolare. L’emozione di Oddi è palpabile quando parla dei finalisti, tra cui spicca “Dive” di Aldo Iuliano, che ambisce agli Oscar 2025.
“Avere un corto di tale prestigio in un festival alla sua terza edizione è un grande onore,” commenta. Ma non è tutto: “Balentia” racconta la storia della prima fantina donna sarda, mentre “Il racconto di Ester” affronta, con delicatezza, la dignità umana di fronte alla malattia.
Il festival non è soltanto una celebrazione del cinema; si propone come un evento di rilevanza sociale. “Vogliamo che il festival abbia una funzione sociale, che non sia solo intrattenimento, ma un’occasione per riflettere su temi importanti,” spiega Oddi. Questo approccio consente di affrontare argomenti delicati, ma sempre con una visione di speranza e positività. È affascinante pensare a quanto il cinema possa fare per la società, non credi?
Corrado Oddi: una carriera dedicata alla valorizzazione culturale
Corrado Oddi non è solo il direttore artistico di questo festival; la sua carriera come attore e regista è ricca di significato. Ha interpretato figure emblematiche come Giovanni Falcone nel docufilm per Rai Storia e ha diretto “Parola di Tommaso”, un film dedicato a Tommaso da Celano, il primo biografo di San Francesco d’Assisi. Oddi rivela che questo progetto è stato portato avanti per oltre dieci anni, con l’intento di restituire a Tommaso il posto che merita nella storia culturale italiana. “Il mio obiettivo è non solo artistico, ma anche educativo,” afferma con convinzione.
Per Oddi, il cinema è uno strumento potente di educazione e di risveglio. “Mostrare e restituire voce a storie dimenticate è fondamentale. Vogliamo fornire strumenti per leggere meglio il presente.” Questa visione quasi sacra del cinema ricorda i principi della tragedia greca, dove l’arte ha il potere di purificare e trasformare lo spettatore. “Come diceva Fellini: ‘Non voglio dimostrare, voglio mostrare’,” conclude Oddi, sottolineando l’immenso potere delle immagini e delle storie che il cinema può raccontare. E tu, quale storia ti piacerebbe vedere raccontata sul grande schermo?



