Il pizzo: la storia del tessuto più romantico al mondo

La storia del tessuto più raffinato del mondo. L' origine del pizzo, gli usi, le tecniche di lavorazione e le modifiche nel corso della storia fino a oggi

Pensare ai tessuti significa pensare attraverso i sensi; ci si immagina consistenze diverse al tatto, rigidità, morbidezza, decorazioni o superfici lisce. Pensare che sono proprio i tessuti il punto di partenza per le creazioni della moda è qualcosa di estremamente affascinante.

Dietro ogni tessuto si nasconde una storia e dentro ogni storia troviamo risposte e colmiamo delle lacune.

Oggi il protagonista sarà uno dei tessuti più romantici ed eleganti che conosciamo: il pizzo.

Scopriamo insieme la sua storia e la sua evoluzione nel corso del tempo.

Il pizzo: qualche nozione tecnica

Conosciutissimo e diffusissimo in tutto il mondo, il pizzo è una tipologia di tessuto molto leggero che si caratterizza per la presenza di decorazioni e disegni ottenuti con il filato. In base allo spessore e ai grafismi di quest’ultimo, il pizzo potrà essere considerato più o meno pregiato.

È bene ricordare che il pizzo può essere suddiviso in due macro categorie: il pizzo fatto a mano e il pizzo fatto a macchina. Nel caso delle macchina adibita alla lavorazione di tale tessuto, pare che essa sia un’invenzione molto antica: si parla infatti dell’Inghilterra del 1800.

Spesso quando si parla di pizzo si parla rispettivamente anche di merletto. Il merletto, dunque, è un tessuto trasparente lavorato con ago, con i fuselli o con l’uncinetto e si realizza cucendo, annodando e intrecciando fili di ogni tipo: dall’oro, all’argento, al lino, alla seta o al semplice cotone. Dipende dalle preferenze e/o dalle esigenze di lavorazione. L’etimilogia della parola merletto deriva direttamente dai merli, elementi architettonici a ornamento degli edifici medievali e dei palazzi che consentivano il raparo e la difesa dalle frecce del nemico in occasione belliche. Affascinante, grazioso e armonioso, il merletto gode di un’aura quasi mistica e fiabesca.

L’origine del pizzo si deve a Venezia

Se dobbiamo trovare un’origine precisa al tessuto più romantico del mondo, essa è da fare ricadere a Venenzia, in particolare la Venezia del 1400.

In quel periodo, le ricamatrici veneziane cominciarono a sfilare dalla tela un numero cospicuo di trame e da lì a ricoprire quelle restanti con punti di ricamo: il risultato? Un disegno a quadretti riuniti da altri fili. Cominciò così lo sviluppo della tecnica del pizzo.

Le ricamatrici si accorsero poi che togliendo più fili si otteneva una maggiore trasparenza; prova del fatto che sperimentare porta sempre a risultati interessanti.

Il pizzo nel 1500 sbarca anche in Italia

Verso il 1500 il pizzo inizia a svilupparsi sia nelle Fiandre, sia in Italia, dimostrando la manifestazione dell’universalità dell’epoca rinascimentale e del suo gusto, oltre alla forte diffusione della stampa che aiutò le donne a studiare la tecnica del pizzo (attività svolta tipicamente dalle donne).

Il 1500 è l’epoca dei merletti e dei pizzi indossati dalla nobiltà: simbolo di eleganza e appartenenza sociale, essi non potevano essere evitati dalle persone più abbienti. Da quelli increspati tipici di Spagna e Fiandre, a quelli a ventaglio di Venezia e infine a quelli rotondi e grandi di Firenze: la tecnica del pizzo e dei merletti era ormai una costante.

La richiesta cresceva a dismisura e la produzione aumentò a dei livelli esorbitanti: basti pensare ai famosi colletti di Elisabetta d’Inghilterra e al completo colletto, sciarpa, polsini e fazzoletti dei grandi gentiluomini inglesi e francesi.

L’amore per questo tessuto era assoluta.

Se all’inizio l’uso del pizzo e del merletto era tipico solamente della ricca borghesia, esso divenne presto accessibile anche da chi viveva in campagna: si trattava infatti di un lavoro artigianale a 360 gradi nato in laboratori sparsi un po’ ovunque.

Il 1600: il gros point de Venise e il merletto a fuselli

Nasce un nuovo tipo di merletto nel 1600: il gros point de Venise, particolarissimo per l’introduzione del rilievo con effetti di scultura. Il disegno in questione era ricco di motivi vegetali, di fiori e di volute ed era assai apprezzato non solo dalle donne, ma anche dagli uomini.

Ci furono non poche peripezie in quel periodo; Colbert, il ministro delle finanze di Luigi XVI, decise di promuovere la produzione locale di merletti utilizzando le ricamatrici veneziane e belghe che era riuscito ad attirare in Francia. Ovviamente il Senato di Venezia non fu contento della “mossa” di Colbert e minacciò gravi pene a coloro che avrebbero accettato la sua chiamata.

Nonostante questo, però, la tecnica del gros point de Venise si introdusse in Francia e da lì nacque un merletto francese chiamato point de France.

Contemporaneamente a ciò, nacque in Italia e nelle Fiandre il nuovissimo merletto a fuselli, che raggiunse la sua massima diffusione tra il 1600 e il 1700. Si caratterizzava sempre per la presenza di decorazioni e rosoni e fiori stilizzati e da lì in poi si cominciò a ricamarlo anche sugli abiti, per rendere la figura più leggera e per ammorbidire anche le scollature. Si utilizzava anche come ornamento per i capelli, mentre gli uomini erano soliti portarlo sulla cravatta, sulla pettorina e sui polsini.

Con il passare del tempo e arrivando ai giorni nostri, ci si può rendere conto di quanto tale tessuto sia diffuso e apprezzato: maggiormente utilizzato nella biancheria intima e in alcuni abiti da giorno, il pizzo resta un must have per gli abiti da sposa più raffinati ed eleganti.

Un tessuto dal fascino intramontabile che farà innamorare chiunque.

Scritto da Marta Mancosu

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