Perché camminare aiuta gli anziani contro il declino cognitivo

Perché camminare aiuta gli anziani contro tale declino cognitivo? cercheremo di analizzare nel dettaglio tutte le motivazioni

Ci piace soffermarci costantemente sull’importanza dell’assistenza motoria, aspetto determinante nel supporto fisico e psicologico degli anziani e, in generale, di tutti coloro che accusano problemi da questo punto di vista. Investimenti come il montascale per anziani rappresentano le scelte più efficaci in questo senso; l’articolo di oggi, tuttavia, vuole porre l’attenzione su un altro tema molto delicato e che spesso viene sottovalutato: il declino cognitivo.

Perché camminare aiuta gli anziani contro tale declino cognitivo? Le motivazioni dietro questa fondamentale attività sono molteplici per questo motivo cercheremo di analizzarle nel dettaglio, considerando tutti i fattori da tenere a mente.

Declino cognitivo e attività fisica: la neurogenesi

La premessa necessaria affinché si possa comprendere appieno perché camminare aiuta gli anziani contro il declino cognitivo ha a che fare con la capacità del nostro cervello di sapersi rigenerare. Con questo termine intendiamo riferirci al fatto che i neuroni, a prescindere dall’età del soggetto interessato, riescono a rinnovarsi andando così a rimodella la materia bianca del cervello.

Detto in parole povere, è scorretto ipotizzare che con l’invecchiamento le nostre capacità cognitive inizino lentamente a regredire o ancor peggio che non abbiano la possibilità di rinnovarsi mantenendo sempre attivo il nostro cervello. A confermare tale tesi subentra una branca specifica della scienza, definita neuroimaging, che consente di indagare e monitorare l’evoluzione di tutti gli elementi cellulari che compongono l’encefalo e le strutture circostanti. Volendo scendere ancor più nello specifico del tema è giusto introdurre il concetto di neurogenesi, termine con cui ci si riferisce alla capacità del nostro organismo di produrre nuovi neuroni.

È proprio su questo fattore che tutti i recenti studi, già a partire dagli anni ’90, hanno voluto soffermarsi per determinare il rapporto tra sport o attività fisica e formazione di nuovi neuroni, ottenendo risposte determinanti e significative sotto diversi aspetti. I test che si sono susseguiti negli anni hanno dimostrato quanto lo stretching, il jogging, ma anche i corsi di ballo e in generale il lavoro aerobico possano contribuire al rinnovamento cellulare del nostro cervello.

Come già anticipato, inoltre, tali attività prescindono dall’anagrafica ma naturalmente se nei primi anni della nostra vita siamo più orientati a praticare sport o comunque a muoverci costantemente, con l’avvento della terza età a farla da padrone diventa la sedentarietà, spesso anche a causa di diversi problemi o patologie che intaccano le capacità motorie. Per questo, nella lotta al declino cognitivo soprattutto negli anziani diventa cruciale poter camminare; non a caso, il programma di test messo in atto da NeuroImage per dimostrare l’effetto dell’attività motoria sulla materia bianca ha previsto il coinvolgimento di 250 anziani sedentari, i quali sono stati sottoposti a test di memoria e ad analisi delle componenti cerebrali mediante risonanza magnetica.

Tali individui sono poi stati suddivisi in gruppi e a ciascuno è stato attribuito un programma di esercizio specifico ed, in particolare, alcuni hanno seguito un allenamento basato solo su stretching e allenamento per l’equilibrio per tre volte alla settimana. Ad un secondo gruppo è stato invece chiesto di camminare per circa 40 minuti a passo svelto, mantenendo sempre costanti i tre “appuntamenti” settimanali; infine, un terzo gruppo ha seguito un corso di ballo con le stesse modalità descritte in precedenza.

I primi risultati sono stati analizzati dopo 6 mesi di esercizi dando risultati a dir poco sorprendenti: sebbene tutti i gruppi avessero riportato progressi significativi sotto il profilo aerobico che contribuisce comunque ad un sensibile miglioramento della condizione fisica e mentale degli anziani, il dato più interessante è arrivato proprio dal gruppo cui era stato chiesto di camminare. Quest’ultimo, difatti, è stato l’unico a dimostrare un progresso decisivo sotto il profilo della memoria, tutto documentato e certificato mediante test specifici.

Questo fattore risulta fondamentale perché testimonia quanto basti relativamente poco per rafforzare il nostro corpo a 360° senza necessariamente dover ricorrere a pratiche o attività particolarmente dispendiose da un punto di vista fisico. La camminata, infatti, è una pratica che può essere accessibile a chiunque e garantisce notevoli benefici dall’equilibrio alla perdita di peso, così come lo scarico delle tensioni nervose ed emotive fino ad arrivare per l’appunto al rinnovamento delle cellule neuronali e alla lotta al declino cognitivo.

Scritto da Alice Sacchi

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