Il capo ufficio stampa del INGV ha un passato davvero “caldo”. Si chiama Sonia Topazio, è stata protagonista di alcune pellicole soft porno ed è finita sulla copertina di Playboy nel 2001.
Il capo ufficio stampa dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha un passato very hot. Si chiama Sonia Topazio e in passato ha girato diverse pellicole porno soft. Soft, che spiegato a chi nulla sa di mondo hard significa film dove non si vede quello che si dovrebbe vedere in una pellicola pornografica.
Bella come il sole Sonia ha mostrato il suo corpo arrivando addirittura sulla copertina di Playboy nel 2001 con un titolo preciso: “La dottoressa si spoglia”. Perché Sonia (udite, udite) è laureata in lettere con il massimo dei voti. E dopo aver mostrato le tette agli italiani sporcaccioni e bigotti (binomio tutto italiano) adesso è capo ufficio stampa del INGV.
Senza il terribile terremoto che ha colpito l’Emilia e senza le continue scosse delle ultime settimane il suo nome sarebbe rimasto nel congelatore.
Ma il palcoscenico creato dalla devastazione emiliana è stato sfruttato al meglio da 400 riceratori precari dell’Istituto che da anni lottano per avere un contratto stabile. E così scatta la ricerca: dove trovo il video porno di Sonia Topazio? E Google risponde (per quello che può).
Ma Sonia non ci sta e ribatte in una lunga intervista: “Ma cosa credi, i precari dell’Ingv che continuano a tirar fuori questa storia non sono diversi da me.
Anche loro sono dei raccomandati, mica sono entrati per concorso. Sono lì solo perché conoscevano qualche barone dell’università”.
E non nasconde che anche lei ha sfruttato le solite abitudini tutte italiane: “Se proprio lo vuoi sapere sono arrivata lì nell’unico modo possibile nelle amministrazioni statali, per segnalazione di un politico. C’era un posto libero nella didattica e divulgazione e così ho avuto il contratto. E poi diciamolo, ma anche se avessi avuto una storia con il presidente, che male c’è? Che cos’è questo puritanesimo? Anche se avessi avuto una simpatia, diciamo così, con un collega nessuno potrà dire che ho avuto qualche vantaggio, visto che sono stata precaria a 1.500 euro al mese e per averne 2mila mi sono dovuta rivolgere all’ordine.
Non è un granché per un incarico di responsabilità come il mio”.
Insomma, la storia è questa. Da una parte il mondo pruriginoso a luci rosse. Dall’altra un lavoro. In mezzo tutti i bigotti tricolore. Intanto in Emilia si rimboccano le maniche e vanno avanti. Da soli.
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