Il presentatore di Striscia la notizia critica ipocritamente su Facebook le selezioni di Sanremo Social e accusa Morandi di essere schiavo delle majors. Ma cosa c’è di male a fare scelte teleguidate dalle lobbies se viene preservata la qualità?
Enzo Iacchetti su Facebook fanculizza il patron del Festival di Sanremo 2012.
“Caro Gianni Morandi – scrive il presentatore di Striscia la notizia- avete fatto tu e la Rai questa porcata di San Remo Social…Bene le canzoni più votate dal web non sono state prese…Siete schiavi delle majors della discografia…
E’ già tutto stabilito e voi prendete per il culo centinaia di ragazzi…Morandi, ma vattene a fanculo va…”.
Fanculizzare le persone, che siano in carne e ossa o in bit digitali-terrestri, non è civilissimo.
Avevo ipotizzato per scherzo che lo potesse fare Zalone, rifiutato in un primo momento da Morandi come partner sul palco sanremese per il suo linguaggio scurrile non adatto alle famiglie:
“La riprova che Zalone non è sconcio- ironizzavo– è che accetta il rifiuto di Morandi senza neppure mandarlo a fanculo.
Più educato di così: Gianni, ripensaci!”.
Iacchetti invece non scherza.
Breve commento personale non ipocrita.
Al netto dell’invettiva, la sostanza di Iacchetti è non solo condivisibile, addirittura ovvia: scontata, risaputa, arcinota.
Non capisco però il motivo dello scandalo.
Sopratutto quando Iacchetti difende i ragazzi di Sanremo Social che avrebbero “speso soldi” per fare i loro video: comporre una canzoncina al computer e registrare un filmato nel giardino di casa non credo sia dispendioso!
Ok, il casting di questo Sanremo è pilotato dalle major.
Ed ha pure un vago sapore di Festival della piadina romagnola, con tanti conterranei di Morandi davanti e dietro le quinte.
Però la qualità c’è.
In fondo, un criterio lo si deve pur usare.
Un percorso lo si deve seguire, seppur familiare e teleguidato, e una scelta vale l’altra.
Nulla di male: tra i giovani non mi pare sia stato escluso il redivivo Rino Gaetano o Giorgio Gaber.
Tra i big, ci sono anche grandi nomi (il mitico Lucio Dalla, il padre del rock italiano, Eugenio Finardi) bei ritorni ( l’innovativo Bersani, Nina Zilli) debutti sontuosi (Chiara Civello).
Premesso che i veri grandi a Sanremo non vanno in gara (Dalla farà l’ “Escort”, come Battiato l’anno scorso, De Gregori e Conte forse non lo guardano neppure!) ben venga un Festival di qualità.
Seppur animato da un bravo amico di Maria o da un prescelto dalle majors, che alla fin fine sono quelle che devono vendere i dischi.
Purché tutti questi “prestabiliti”, per usare il termine di Iacchetti, non siano preferiti a Frank Sinatra, Mimmo Modugno o Bruce Springsteen, nel caso dovessero rinascere nel BelPaese poveri, senza padri illustri, zii dirigenti della EMI, e , per colmo di sfiga, nella famiglia Capuleti nemica di Maria Montecchi De Filippi!
L’Italia è il paese delle Lobbies, è risaputo: meglio giocare a carte scoperte, rendiamole trasparenti come in USA per distinguere legittimi interessi comuni da corrotte convenienze familiari, inutile lottare contro i mulini a vento!
Il precursore Adriano Celentano ha smascherato questa ipocrisia già da 40 anni e non muove un passo senza il suo famoso Clan al seguito!



