Perché Charlene ed Alberto vivono separati “ma non divorziano”?

Dopo la foto di Pasqua in cui sembrava che tutto fosse tornato a splendere adesso si sa che Charlene ed Alberto vivono separati “ma non divorziano”

la domanda è sulla bocca di tutti in materia di gossip sulle teste coronate: perché Charlene Wittstock ed Alberto di Monaco vivono separati ma non divorziano? Ebbene, secondo un’amica del principe i due avrebbero trovato un accordo per salvare le apparenze ma anche una specie di “quadra” per mettere a fuoco un rapporto ormai lontano dai fasti romantici del loro matrimonio. A dirlo è Vera Dillier, classe 1948, amica di vecchia data di Alberto e persona informatissima sulle vicende monegasche. Perché la Dillier è attendibile? 

Ormai Charlene ed Alberto vivono separati 

Perché ha da sempre frequentazioni dirette con il Principato e perché è “una del giro”, tanto da aver amoreggiato anche con quello che poi sarebbe diventato il re di Svezia, Carlo Gustavo. Alberto trascorreva le sue vacanze invernali proprio nella casa a Saint Moritz di Vera, perciò nessuno più di lei può svelare gli ultimi sviluppi dell’affaire Charlène. La principessa è tornata a Monaco dopo i suoi lunghi problemi di salute e per Pasqua è apparsa in una foto ufficiale che aveva fatto ben sperare per il ritorno della serenità sua personale e della famiglia di cui è cardine, tanto ben sperare che i social, Instagram in primis, si erano riempiti di foto beneauguranti. 

“Lei vive in una tenuta di campagna”

Tuttavia la Dillier la pensa diversamente: “Hanno trovato un accordo. Charlène vive a Roc Agel, nella tenuta di campagna dei Grimaldi. È a ridosso del Principato, il che le permette di vedere regolarmente i figli”. Quindi i due sarebbero separati e Vera conferma:“Sì, nel Palazzo non è un segreto per nessuno. Un rapporto stretto o un grande amore non è mai esistito fra di loro. Sulla Rocca si dice che Charlène apparirà ogni tanto a qualche evento pubblico, a dimostrare che tutto va bene. Insomma, si cerca di salvare le apparenze”.

Scritto da Daniele Orlandi

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