Recensione in anteprima dell’attesissimo film L’alba del pianeta delle scimmie, in uscita il 23 settembre. Solo su Blogosfere Spettacoli
Un pianeta dominato interamente dalla scimmie. L’idea non appare così malvagia, sicuramente i nostri cugini primati non saprebbero fare peggio di quanto stiamo facendo noi con la Terra.
Catastrofismo realista e quotidiano a parte, è questo lo scenario di cui si racconta il prologo nel film L’alba del pianeta delle scimmie, in uscita venerdì 23 settembre nei cinema di tutta Italia.
Protagonisti della vicenda sono James Franco (127 ore) e Freida Pinto (Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni), coinvolti in una vicenda fantascientifica dai lievissimi risvolti sociali. Piccola parte anche per Tom Felton, il Draco Malfoy di cui fu innamorata Emma Watson (stiamo parlando ovviamente di Harry Potter)
Forse ai più giovani di voi non dirà nulla, ma la saga del Pianeta delle scimmie è sempre stata considerata una delle più affascinanti all’interno della sci-fi cinematografica: l’idea di raccontarne l’inizio, ai tempi delle prime indiscrezioni, è stata allora vista con timore e trepidazione da tutti i fan delle scimmie dominatrici del mondo.
L’attesa purtroppo non si può dire sia stata ripagata con moneta buona: il film, per quanto efficace nelle scene d’azione (ma in ogni caso poco originalmente seguace di canoni rappresentativi ormai imperanti), non convince affatto nella parte drammatica, dando vita ad una narrazione scontata, risaputa, foriera di sbadigli e priva di qualsiasi sussulto.
La trama: Cesare, scimpanzé alla cui madre è stato iniettato un farmaco sperimentale per la cura contro l’Alzheimer, è una creatura super intelligente allevata dal ricercatore divorato dai sensi di colpa.
Rinchiuso in una sorta di zoo-prigione dopo un incidente, svilupperà la consapevolezza della propria appartenenza ad una specie schiavizzata dagli uomini e guiderà la rivolta dei propri simili contro gli oppressori.
Rupert Wyatt ha studiato, si vede, però ha fatto solo parte dei compiti. Tutta la vicenda farmaceutica/drammatica del prologo, con incluso lacrimone famigliare per il padre affetto da Alzheimer, è ben poco ispirata, priva di pathos, anche a causa della recitazione mai così svogliata da parte dei protagonisti (non basta la natura semi-divina della Pinto per renderla appetibile).
C’è da dire che ogniqualvolta le scimmie entrano in gioco il film si risolleva un po’. La macchina da presa, infatti, per seguire le evoluzioni aeree e le acrobazie rotolanti dei primati, è costretta a imprimere un dinamismo e una velocità tutt’altro che spiacevoli. Certo, il montaggio frenetico a volte pecca nel rendere poco intellegibili la dinamica delle creature digitali (i movimenti di Cesare sono basati su quelli di Andy Serkis, mago del motion capture) e a volte la scena si risolve in una serie di panoramiche a schiaffo. Tutto sommato però da questo punto di vista il film non delude, nonostante gli atteggiamenti troppo umani dei primati, al di là della cura miracolosa.
Anche qualche buco di sceneggiatura in meno non avrebbe guastato: passi per Cesare, che è stato allevato dagli uomini, ma la comprensione istantanea di meccanismi e tecnologia da parte delle altre bestie è ben poco credibile. Ciò che però lascia davvero l’amaro in bocca è che la pellicola finisce proprio quando sta per venire il bello, ovvero quando le scimmie hanno riconquistato la libertà e sono ormai sul piede di guerra contro il mondo intero.
Poi, per carità: i canonici 100 minuti passano, ma dubito li ricorderete a lungo.



