Oramai lo sapete, il sottoscritto ha delle ossessioni che non ha paura di condividere con voi, amati/odiati lettori.
Il buon Massimo Boldi, i due profeti musicali Vasco Rossi e Adriano Celentano, qualche fuggevole sproloquio contro l’industria dell’Immaginario, e il governo Monti di cui non parlo mai direttamente ma che potete percepire come presenza satanica che aleggia nell’aria. E poi c’è Justin Bieber.
Bieber mi affascina, perché è il classico bravo ragazzo divenuto ingranaggio nella possente macchina del mercato discografico.
Sarebbe un personaggio da bambinette urlanti, e così è, ma il fidanzato di Selena Gomez ha anche una carica distruttiva e autodistruttiva notevole, una potenzialità latente degna di un’icona punk di altri tempi.
Non si spiegherebbero altrimenti il pestaggio di un paparazzo in mezzo alla strada, le accuse di rifiuto della paternità, oppure le dichiarazioni delle fan che – subodorato il mio convincimento – hanno esclamato su Twitter la sua superiorità su Kurt Cobain (reo di non avere abbastanza follower).
E poi c’è il Justin che sbatte contro i muri di vetro, come successo a Parigi, si tira su, finisce il concerto, saluta, scende le scale e sviene. Un supereroe, un mito, una leggenda: “Mi sono fatto veramente male. Mi sentivo un po’ stordito, ma la mia adrenalina mi ha permesso di finire l’esecuzione dell’ultima canzone. Dopo sono andato dietro le quinte e mi sono sentito tutto d’un colpo debole“
Ed ecco un video tratto dallo speciale Nbc Justin Bieber: All Around the World che testimonia quei drammatici attimi
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