Il cognome materno: una proposta di legge per la parità di genere

La nuova proposta di legge mira a dare ai figli solo il cognome della madre, un risarcimento per secoli di ingiustizie.

Un cambiamento necessario per l’uguaglianza di genere

La proposta di legge presentata da Dario Franceschini, ex ministro della Cultura, segna un momento cruciale nella lotta per l’uguaglianza di genere in Italia. L’idea di attribuire ai figli solo il cognome della madre si propone come un risarcimento per secoli di ingiustizie e discriminazioni. Questa iniziativa non è solo una questione legale, ma rappresenta un cambiamento culturale profondo, che mira a riconoscere e valorizzare il ruolo delle madri nella società.

La storia di una battaglia lunga decenni

La questione del cognome è stata al centro di dibattiti e proposte legislative per oltre cinquant’anni. La prima proposta risale al 1979, ma solo recentemente la Corte Costituzionale ha aperto la strada a una maggiore libertà nella scelta del cognome. La sentenza ha stabilito che i genitori possono decidere congiuntamente l’ordine dei cognomi, ma la mancanza di una legge chiara continua a creare confusione e incertezze. La proposta di Franceschini si inserisce in questo contesto, cercando di semplificare una situazione complessa e di dare un segnale forte contro le disuguaglianze di genere.

Il contesto internazionale e le esperienze estere

Guardando oltre i confini italiani, molti paesi hanno già adottato pratiche più inclusive riguardo all’attribuzione del cognome. In Spagna, ad esempio, il doppio cognome è una tradizione consolidata, mentre in Svezia si utilizza il cognome della madre in assenza di accordo tra i genitori. Queste esperienze dimostrano che è possibile affrontare la questione del cognome in modo equo e rispettoso, riconoscendo il valore delle madri e delle loro storie. La proposta italiana potrebbe quindi rappresentare un passo importante verso una maggiore parità di genere, allineando il nostro paese a standard più avanzati in materia di diritti civili.

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