WikiLeaks, bufala planetaria o fine della diplomazia?

Berlusconi incapace, Sarkozy senza seguito, Putin autoritario, Gheddafi ipocondriaco, Karzai paranoico, Ahmadinejad pericoloso. Questo in sintesi estrema ciò che emerge dai primi documenti pubblicati da WikiLeaks, e verrebbe da chiedersi: e allora, tutto qui, e le novità dove sarebbero?, come scrive molto efficacemente anche Eleonora Bianchini su Internet e politica, riportando diverse opinioni in merito.

Eppure i media mainstream hanno preso la cosa maledettamente sul serio, parlando forse un po’ a sproposito di fine della diplomazia, come del resto ha fatto il governo italiano, di sicuro il più agitato di tutti, che con Frattini – il quale pare mancare completamente di senso del ridicolo – ha sentenziato: Assange vuole distruggere il mondo. Stavolta, più che dentro un film di 007, sembriamo dentro un cartone animato giapponese.

Ma allora dove sta la verità, il caso WikiLeaks è una bufala clamorosa o la fine del mondo? Un po’ pilatescamente verrebbe da rispondere che la verità sta nel mezzo, magari più vicina alla bufala che al disastro paventato dal nostro ministro degli Esteri. Perché  il fatto è che questi giudizi, sul nostro e gli altri governi, erano straconosciuti a chi è un minimo esperto di politica estera, non rappresentano nessuna sorpresa dirompente.

Che per esempio Silvio Berlusconi sia considerato in tutte le cancellerie occidentali un leader del tutto inaffidabile e incapace era ampiamente risaputo, bastava leggere cosa pubblicavano i grandi giornali, che sono espressione delle elite politiche e culturali di quei paesi, dove scrivono professionisti ed esperti che hanno ricoperto o ricopriranno incarichi chiave all’interno dell’amministrazione e della diplomazia. In parole povere, ciò che scrive il New York Times o il Washington Post, è ciò che più o meno si pensa nei palazzi del potere Usa, senza tanti giri di parole, perché gli uomini sono gli stessi e provengono e frequentano gli stessi ambienti.

Poi certo, vedere certi giudizi nero su bianco nei documenti ufficiali fa un certo effetto, soprattutto sull’elettorato. In particolar modo il contraccolpo lo dovrebbe sentire un’opinione pubblica come quella italiana, abituata in questi anni a sentirsi ripetere montagne di balle sul prestigio estero dell’Italia mai così alto grazie alla politica dei rapporti informali di Silvio Berlusconi, dal cucù alla Merkel ai complimenti da osteria per la signora Obama.

Ecco ora che è venuto fuori, o meglio è stato ufficialmente confermato, che l’immagine degli Stati Uniti d’America sul Cavaliere è praticamente coincidente con quella degli editoriali più cattivi di Marco Travaglio, ci aspettiamo un minimo segno di reazione da parte del pubblico dei telegiornali. Potrebbe cominciare un po’ a capire di essere stato sfacciatamente preso in giro.

(Nella foto: Julian Assange, fondatore di WikiLeaks).

Scritto da Style24.it Unit

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