Pi greco: nessun copyright, è un patrimonio universale

Lo ha deciso il giudice americano Michael H. Simon, secondo il quale il pi greco è patrimonio universale, ponendo fine alla querelle tra i due matematici compositori Michael Blake e Lars Erickson.

Prodotto del rapporto fra la circonferenza del cerchio e il suo diametro, il pi greco serve a calcolare area e circonferenza del cerchio. I matematici festeggiano questo numero il 14 marzo perché nel sistema anglosassone questa data si scrive 03/14 (equivalente al valore della costante matematica, che è 3,14).

Dietro tale ricorrenza si cela una sfida, antica (lo scriba egizio Ahmnes è l’autore del più antico testo conosciuto contenente un’approssimazione del pi greco a 3,160, dopo di lui Archimede elaborò un metodo che gli permise di dimostrare che equivaleva a 3,1419) e non ancora vinta: trovare il modo per calcolare questo numero in modo sempre più preciso

Maximillian Cohen è un matematico geniale. Egli crede che la matematica sia il linguaggio della natura, che ogni cosa esistente possa essere spiegata e rappresentata con i numeri, che dall’analisi di qualsiasi situazione possano emergere degli schemi.

Sulla base di tali principi cerca di ottenere uno schema che permetta di predire le quotazioni in borsa. Quando la ricerca sembra essere finalmente giunta a buon fine il suo computer si guasta irrimediabilmente, non prima di aver stampato una sequenza di 216 cifre. L’uomo, oramai sull’orlo di un esaurimento nervoso, decide di confidarsi con il professor Sol, che gli spiega di essersi imbattuto in un caso simile quando da giovane faceva ricerche sul pi greco.

Il suo consiglio è quello di interrompere ogni ricerca, pena la completa perdita della sanità mentale.

Questa la storia di “Pi greco, il teorema del delirio”, film del 1998 diretto dal regista americano Darren Aronofsky.

Nell’essenza psichedelica del film (della cui trama ho dato i soli cenni principali) mi piace leggere un messaggio di fondamentale importanza: quello della ricerca è di per sé un territorio affascinante e cedevole. L’uomo può intraprendere il cammino sulla via di una scoperta consapevole, tuttavia, che tale è l’abisso da non poter giungere all’arrivo.

Il suo sarà solo un passo, seppure fondamentale, al quale se ne dovranno aggiungere altri, in una staffetta in cui all’uomo servirà l’altro uomo.

In quest’ottica la notizia della sentenza del giudice statunitense Michael H. Simon, secondo la quale il pi greco non può sottostare alle leggi del copyright, appare più che scontata e giusta.

Bisogna raccontare, a tal proposito, un’altra storia. Non si tratta della trama di un film, anche se qualche regista potrebbe cimentarsi senza timori di accuse di plagio, ma dei fatti che hanno portato alla bizzarra causa. 

Nel 2011 il musicista matematico Michael Blake carica su YouTube un brano dal titolo “What Pi Sounds Like”. In tale brano la musica traduce la sequenza numerica (o meglio i primi 31 numeri dopo la virgola) del pi greco in accordi o note singole a seconda dello strumento e combina i suoni emessi da una pluralità di strumenti, tra i quali l’ukulele, il banjo, la tastiera, la chitarra, lo xilofono e persino il battito di mani. Il tempo è di 157 bpm (battiti per minuto), ovvero l’esatta metà di 3,14.  

L’operazione è tanto interessante da far guadagnare moltissime visualizzazioni al brano che viene notato, fra gli altri, da un musicista appassionato di numeri e arte: Lars Erickson. Lars autore nel 1992 di un analogo esperimento che aveva preso il nome di “Pi Symphony”(coperto da copyright), contatta YouTube e ottiene la rimozione del video del “rivale”, per violazione del copyright.

A porre fine alla querelle creatasi tra i due stravaganti compositori interviene la legge: il pi greco è un patrimonio universale che non può sottostare a nessuna regolamentazione giuridica.

Che il teorema del delirio (quello prolifico delle scienze e delle arti), come staffetta, continui!

Scritto da Style24.it Unit
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