No Tav e il giornalismo dell’odio de Il Giornale e Libero: vergogna

Il Giornale e Libero quasi si compiacciono dell’incidente che ha portato in coma il militante No Tav caduto dal traliccio. Si può tollerare un giornalismo di questo tipo?

Libero ha lanciato un sondaggio on line (con incerta punteggiatura) tra i propri lettori: “Luca Abbà, il 37enne No Tav, fulminato su un traliccio mentre protestava se l’è meritata?”. Il Giornale di Sallusti invece, sullo stesso episodio, titolava così: “E’solo un cretinetti”, riferendosi allo sfortunato leader della protesta in Val Susa.

Nella sua Amaca di ieri Michele Serra commenta: “In termini semantici, politici, soprattutto umani, la derisione dell’agonizzante fa da perfetto pendant alle scritte sui muri contro Caselli”. Siamo insomma di fronte al solito giornalismo eversivo di area berlusconiana, quello della macchina del fango, della lapidazione morale del nemico, delle parole che incitano all’odio e invogliano al manganello.

Serra però non si ferma qua e fa notare, come abbiamo fatto anche noi più volte, che i responsabili di questa violenza a mezzo stampa sono ospiti fissi – si potrebbe dire 24 ore su 24 – di qualsivoglia rubrica o spazio d’informazione televisivo.

Dove si presentano “in giacca e cravatta, sfoderando sorrisi e discutendo amabilmente”. Poi tornano in redazione e lanciano i loro anatemi politici, istigano alla violenza e pubblicano gli appelli all’odio destinati al loro pubblico di fanatici.

Ma è tollerabile continuare a permettergli questo triste giochetto? Perché Sallusti, Belpietro e compagnia bella sono costantemente invitati in televisione? Ce lo possono e vogliono spiegare i direttori di rete, di telegiornale e i conduttori di talk show, anche bravissimi come Floris e Santoro? Ci possono spiegare La 7 e l’ottimo Paolo Ruffini perché affidare un programma al segugio di scandali a senso unico, Gianluigi Nuzzi di Libero? E come fa il simpatico Luca Telese a condurre un programma con Nicola Porro, vicedirettore del Giornale e pieno responsabile di alcune delle pagine più vergognose della storia recente del giornalismo italiano? Questa, in parole povere, non si chiama complicità?

E non mi si venga a parlare del dovere di dare la voce a tutti e di rispetto del pluralismo, ché quelli che hanno imbrattato i muri con scritte di minacce di morte al procuratore Giancarlo Caselli non mi pare vengano invitati – del tutto comprensibilmente, sia chiaro – in nessuno spazio televisivo.

Di certo, non siedono con tutti gli onori e la visibilità possibile tra gli ospiti dei grandi talk show e dei telegiornali.

(In alto: Alessandro Sallusti; fonte: infophoto).

Scritto da Style24.it Unit
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