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Dichiarazioni recenti dell’Amministrazione Trump hanno acceso un dibattito sulla sicurezza dell’acetaminofene, un farmaco ampiamente utilizzato per il dolore e la febbre, particolarmente durante la gravidanza. L’amministrazione ha suggerito che assumere acetaminofene nelle fasi avanzate della gravidanza potrebbe avere significativi impatti neurologici sui bambini, un’affermazione che ha suscitato sia preoccupazione che scetticismo nella comunità medica.
Nella loro dichiarazione, i funzionari hanno espresso l’intenzione di lanciare nuove iniziative volte ad affrontare ciò che hanno definito un’“epidemia di autismo”.
Tuttavia, la comunità scientifica invita alla cautela, sottolineando la necessità di valutazioni rigorose e basate su evidenze piuttosto che su affermazioni speculative.
Comprendere le affermazioni e le evidenze
La dottoressa Rachel Follmer, professoressa associata di pediatria presso la Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha valutato criticamente le affermazioni fatte dall’amministrazione. Ha evidenziato che la ricerca non supporta le affermazioni che collegano Tylenol (nome commerciale dell’acetaminofene) con autismo.
Numerosi studi comprensivi che hanno considerato variabili genetiche non hanno dimostrato alcuna correlazione tra l’uso di acetaminofene e lo sviluppo dell’autismo.
I rischi delle febbri non trattate
La dottoressa Follmer ha ulteriormente spiegato i potenziali pericoli per un feto se le febbri che si verificano durante la gravidanza non vengono trattate. La ricerca ha dimostrato che le febbri non trattate possono portare a complicazioni gravi, tra cui malformazioni congenite e un aumento dei rischi di parto prematuro e basso peso alla nascita.
È importante notare che alcuni studi hanno associato le febbri non trattate a maggiori incidenze di autismo e ADHD nei bambini. Tuttavia, i rischi associati alle febbri non trattate tendono a diminuire quando si adottano interventi, come la somministrazione di Tylenol.
Il ruolo della ricerca nella comprensione dell’autismo
La ricerca per identificare le cause e i fattori di rischio associati all’autismo è in corso da decenni, con i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) che guidano gli sforzi di ricerca da oltre 20 anni.
Sebbene non esista una conclusione definitiva che colleghi l’acetaminofene all’autismo, investigazioni scientifiche hanno suggerito altri fattori significativi che contribuiscono all’aumento delle diagnosi di autismo. Questi includono cambiamenti nei criteri diagnostici, maggiore consapevolezza e processi di screening migliorati.
Separare il fatto dalla finzione
In un’epoca in cui le informazioni errate si diffondono rapidamente, la dottoressa Follmer mette in guardia dall’affidarsi a fonti non verificate, come le ricerche su internet, che possono esacerbare paure e confusione riguardo la questione. Consiglia vivamente alle donne in gravidanza o a quelle che pianificano una gravidanza di consultare i propri fornitori di assistenza sanitaria per indicazioni personalizzate su pratiche sicure durante la gravidanza.
Nonostante le recenti affermazioni dell’amministrazione, il consenso tra gli esperti rimane chiaro: non esistono prove solide a supporto dell’affermazione che l’acetaminofene causi autismo. Le complessità che circondano l’etologia dell’autismo richiedono un approccio sfumato che dia priorità alle evidenze anziché alle congetture.



