Perché si fa ancora il Pride?

Apparentemente una mera festa, il Pride è in realtà una manifestazione funzionale all'affermazione di una comunità dimenticata.

Perché si fa ancora il Pride? La marcia per i diritti desta ancora diversi dubbi e ci si chiede spesso se la manifestazione sia “troppo”. Troppo esuberante, troppo eccentrico. Ogni anno, a giugno, mese del Pride, si dibatte su questi temi, soprattutto sui social. Di fronte alla parata colorata molte persone si domandano: ma il Pride nel 2021 ha ancora senso di esistere? La manifestazione serve a ricordare una lunga storia di battaglie che in molto luoghi al mondo non sono ancora libere di essere combattute.

Perché si fa ancora il Pride?

Perché si fa ancora il Pride? A cosa serve? Apparentemente sembra essere una mera festa, una “carnevalata” sostengono in molti. Tuttavia, il messaggio è ben più forte. Già a partire dal nome, orgoglio in inglese, si intuisce come la manifestazione sia funzionale all’affermazione di una comunità dimenticata, eclissata, e non accettata. Il corteo è quel momento celebrativo in cui questa comunità (persone omosessuali, bisessuali, lesbiche, trans, asessuali e intersessuali) affermano la loro identità.

Un’occasione gioiosa, di festa senza le paura e il giudizio che invece si ripercuote su queste persone nella quotidianità e normalità degli altri giorni. Uno spazio sicuro, forse, senza attacchi “omotransofobici”. Capita spesso che alle manifestazioni del Pride, in particolare al corteo, si presentino ragazzi e adolescenti che non hanno ancora neanche fatto coming out. Ciò, cosa conferma? Che il Pride è percepito come uno spazio libero, pubblico, dove non vergognarsi. Dove, finalmente, ci si sente “esistere”.

Origine della marcia per i diritti civili

Il Pride, differenza di quanto si tende a credere, non è di certo qualcosa di nuovo! Al contrario, ha una lunga storia. La prima vera marcia si svolse nel 1970, in ricordo di quanto accaduto durante l’evento passato alla storia come i moti di Stonewall. A Stonewall, una rivolta contro la polizia ha da qual momento ha innescato una svolta nella storia dei diritti civili. Da allora, il Pride ricorda in realtà una lunga storie di battaglie e di abusi perpetrati anche delle istituzioni deputate a tutelare i diritti delle persone.

C’è ancora molto da fare, tuttavia. E il ddl Zan pare si collochi in questa strada di obiettivi. I problemi in merito anche alla proposta di legge, non sono tardati ad arrivare. Il Vaticano si è espresso negativamente in merito. Mario Draghi ha contro-risposto ribadendo la laicità dello Stato Italiano.

Il Pride non è ancora un diritto di tutti: è vietato in molti Paesi al mondo

Il Pride non è una manifestazione possibile in tutto il mondo. Molti Paesi la vietano, anche per legge. Il Pride dei Paesi dove si può svolgere la marcia, è dunque uno spazio per dar voce a tutti coloro che nei loro Paesi d’origine non possono farlo. Secondo un report di Human Dignity Trust, in 71 Paesi del mondo si commette un reato ad amare qualcuno dello stesso sesso. Il reato viene punito con il carcere o con la pena di morte. Tra i Paesi più pericolosi per la vita (lì si applica la pena di morte!) di queste persone vi sono Iran, Nigeria settentrionale, Arabia Saudita, Somalia e Yemen.

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