I film di Hazanavicius e Scorsese, già favoriti, portano a casa il maggior numero di premi e la notte degli Oscar diviene quella del cinema che ama il cinema e fa sognare.
È il mondo dei sogni, quelli che si fanno e quelli che si sgretolano. Il luogo per eccellenza della contraddizione.
Dalle sostanze chimiche di una pellicola riutilizzata possono farsi tacchi per le scarpe (estremo dolore del Georges Méliès di Hugo Cabret), il viso sorridente di un divo del muto può divenire la smorfia contratta di un volto anonimo (il George Valentin di The Artist).
Ma, come insegna Propp, l’eroe alla fine dovrà trionfare, magari perdendo un po’ di sé, quel poco che serva a rendere possibile una conquista. Se tale conquista avviene grazie alla perseveranza di un giovane aiutante (Peppy Miller nel film di Hazanavicius e Hugo in quello di Scorsese), che favorisce uno sviluppo “fisiologico” della vita, il gioco è fatto.
Allora, ancor più magicamente, lo spettatore viene catapultato fuori dal mondo dei sogni e si ritrova seduto in un cinema, nel reale, pago di una morale che vive, per natura, nel nostro mondo: la vita continua grazie al passaggio di testimone dal vecchio al nuovo.
Per chi ama il cinema ed è preso, come me, da abnegazioni romantiche, le vittorie della notte degli Oscar sono state un regalo magnifico.
A ottenere il maggior numero di premi sono stati, infatti, due film diametralmente opposti eppure per molti versi identici.
The Artist, film muto e in bianco e nero e Hugo Cabret, film in 3D e pieno di effetti speciali. Entrambi dichiarazioni d’amore per il cinema, più precisamente per quello del passato: per l’epoca del muto in The Artist, per il grande pioniere del cinema di finzione, Georges Méliès, in Hugo Cabret.
Succede così che, in questi due dolcissimi film (non me ne vogliano i critici, ma penso che “dolci” sia il più giusto e caratterizzante aggettivo, un po’ sulla scorta dei versi di Saba “mi incantò la rima fiore amore, la più antica difficile del mondo”) avvenga quel passaggio di testimone tra il vecchio e il nuovo, come sopra dicevo, sulla scorta di una conoscenza e di un amore che, purtroppo, mancano nella vita di tutti i giorni (sola nobiltà del cinema).
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