Il grande sconfitto della serata degli Oscar (sarebbe meglio dire nottata, ho delle occhiaie spaventose. QUI la lista completa dei film premiati) è Martin Scorsese.
Il suo Hugo Cabret, dato come favorito dai pronostici e dai numeri, forte delle 11 candidature, ha portato a casa solo dei premi “tecnici”: effetti speciali, scenografia, missaggio sonoro, montaggio sonoro e, molto importante perché ci torneremo su, fotografia.
Dall’altra parte il vincitore annunciato è stato The Artist, il piccolo grande film che riprende – blandamente, bisogna riconoscerlo – l’estetica del cinema muto e le sue “limitazioni”.
Lo scopo è quello di imbastire una delicata apologia nostalgica dei tempi che furono e che non saranno più.
Casualmente si tratta anche del tema del diretto concorrente, vedi i casi della vita. Comunque il film di Hazanavicius ha trionfato nelle categorie che contano: miglior film, miglior regia (segnatelo), Jean Dujardin miglior attore, colonna sonora e costumi. Cinque pari, è vero, ma il punteggio numerico non tiene conto del “prestigio” dei premi.
Allo scandalo avranno gridato i cinefili quando avranno sentito che Woody Allen ha vinto col suo Midnight in Paris il premio per la sceneggiatura originale, quando come concorrente diretto aveva il magnifico film iraniano Una separazione (miglior film straniero). Si tratta di un’operetta fresca e intelligente come quella alleniana contro il precisissimo meccanismo a orologeria, devastante a livello etico ed emotivo, rappresentato dal canovaccio di Asghar Farhadi. Ha vinto il sapore di casa nostra, l’Europa, in un film loro, americano.
Altre decisioni controverse riguardano fotografia e regia. Il monumentale lavoro di Emmanuel Lubezki in The Tree of Life non è comparabile all’efficacia e alla stupefazione provocato dalla prova di Robert Richardson. Il primo è persino commovente, rappresenta davvero un modo di intendere la realtà, ed è stato universalmente riconosciuto l’elemento portante di un film controverso.
Film controverso, quello di Malick, ma frutto di un lavoro titanico alla regia. Si possono porre tante critiche al regista texano: il film sembra rivolgersi solo ai credenti, la parte cosmogonica è a volte stucchevole, quella riguardante la famiglia eccessivamente ermetica e c’è una ripresa un po’ pedante di topoi già visti nei suoi film precedenti.
Tuttavia ciò non toglie la potenza devastante di un’opera che ha fatto discutere tutto il mondo: di fronte a degli avversari modesti, a parte Scorsese, era forse doveroso affidargli il premio.
Nulla contro The Artist, che però se la cava con qualche bella trovata per poi proseguire col pilota automatico che segue la scia dei vecchi film delle origini. Operazione curiosa, ma non così originale come è stato fatto credere.
Premi agli attori: hanno vinto i più vistosi. L’interpretazione fisica e caricata di Dujardin e l’effetto “sì, è davvero lei, identica” della Streep nei panni della Lady di ferro. Peccato per le altre prove d’attore più sfumate.
E voi cosa ne pensate di questi premi Oscar?
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