Flip Flop Havaianas: la storia dell’infradito più amato di sempre

Le Flip Flop Havaianas affondano le loro radici nel lontano 1962: la storia.

Le Flip Flop Havaianas affondano le loro radici nel lontano 1962. L’infradito per eccellenza, quello che tutti possiedono in ogni angolo del globo, ha una storia davvero interessante. I suoi ideatori, strano ma vero, si sono ispirati al tipico sandalo giapponese Zori e hanno creato un prodotto che, negli anni, è diventato simbolo del Brasile.

Flip Flop Havaianas: la storia

Si stima che ogni secondo vengano vendute circa sette paia di Havanianas in tutto il mondo, cifra a dir poco esorbitante se si pensa che l’azienda è nata da zero. Il primo modello di infradito è venuto alla luce nel lontano 1962, quando i suoi ideatori lanciarono la prima calzatura in grado di ‘affrontare’ la vita quotidiana del Brasile. Non conosciamo l’identità di coloro che hanno avuto questa idea geniale, ma conosciamo la loro fonte di ispirazione.

Nei primi anni Sessanta, alcuni dirigenti dell’azienda brasiliana Alpargatas, esperta in articoli sportivi, si recarono in Giappone. Qui si imbatterono in un tipo di calzature che non avevano mai visto prima: il tradizionale sandalo giapponese Zori. La scarpa con la zeppa attirò la loro attenzione perché era robusta, manteneva i piedi freschi e, soprattutto, era economica. Lo Zori, però, era fatto con con paglia di riso e un cinturino in tessuto, materiali non adatti per il clima e la vita quotidiana del Brasile. I dirigenti, quindi, sostituirono la paglia di riso con uno dei prodotti brasiliani per eccellenza: la gomma.

Tornarono a casa estremamente soddisfatti e diedero vita al primo modello di Havaianas. Il nome lo hanno scelto affidandosi alla destinazione turistica più popolare per i brasiliani dell’epoca: le Hawaii. Per distribuire l’infradito, acquistarono alcuni furgoni Volkswagen, misero il logo e scesero in strada: l’idea risultò vincente.

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Il successo

Il flip flop Havaianas riscosse subito un gran successo. I brasiliani lo acquistarono in massa perché era conveniente, resistente e confortevole. Non a caso, nel giro di due anni, ogni lavoratore del Paese ne possedeva un paio. Il primo modello, il Tadicional, era molto semplice: design a tre punte, trama a grana di riso sul sottopiede, suola bianca e cinturino testurizzato colorato. Felici del successo, i dirigenti dell’azienda brasiliana brevettarono il modello.

Nel corso dei successivi 20 anni, le infradito Havaianas subirono una battuta d’arresto. Una volta che gli abitanti ne avevano comprato un paio, non procedevano ad un nuovo acquisto fino a quando il vecchio non si consumava. Essendo in gomma e molto resistente, il Flip Flop non si lacerava facilmente, per cui il mercato si fermava.

Negli anni Novanta, però, la situazione cambiò. L’azienda decise di scendere in campo per contrastare il calo delle vendite. Ha ideato un nuovo modello, il Top, ha ampliato la scelta dei colori, ha introdotto il primo disegno stampato e lanciato una campagna pubblicitaria in tutto il paese con alcune delle celebrità brasiliane più popolari.

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Havaianas oggi

Oggi, avere almeno un paio di Havaianas è d’obbligo. Comodi, di moda e indistruttibili: il marchio è riuscito ad adeguarsi ai tempi che corrono alla perfezione. Non a caso, l’azienda vanta collaborazioni degne di nota, come quella con Saint Laurent. Fernanda Romano, direttore marketing di Havaianas, ha dichiarato:

“La verità è che se pensi a Havaianas, pensi a colori, ed è un potere che pochissimi marchi hanno. La gioia che ti viene in mente, il calore che ti porta, il rilassamento che ti fa sentire. È come se chiudessi gli occhi e torni a quando eri un bambino. È una cosa molto potente”.

L’azienda, inoltre, è diventata molto importante per il Brasile. Oltre a progettare e produrre tutti i suoi prodotti in loco, gestisce anche una serie di programmi comunitari nelle città intorno alle sue fabbriche e dona una parte delle vendite da modelli specifici a due istituti nazionali di conservazione che aiutano a preservare l’oceano e le foreste pluviali.

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Scritto da Fabrizia Volponi

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