De Benedetti: voglio comprare La 7. Addio al monopolio Raiset?

L’editore di Repubblica si dice interessato a La 7. Del resto Rai e Mediaset sono in cirsi, Berlusconi non è più premier, il pubblico scappa dalla tv generalista: l’occasione per investire sul piccolo schermo sembra propizia.

Quando Lilli Gruber gli chiede se investirà i soldi del mega risarcimento della vicenda Mondadori per comprarsi una tv, l’ingegnere Carlo De Benedetti risponde con un sorriso sornione: “No, perché mi piace la 7 e il mio amico Bernabei non ha intenzione di venderla”. Ma tutti sanno che  in realtà Bernabei, o meglio quelli che rappresenta, potrebbero decidere di vendere una quota importante della loro proprietà, e in quel caso è facile immaginare che l’editore di Repubblica possa diventare un importante azionista del network.

Del resto la situazione è propizia e, come direbbero le agenzie di rating, con outlook positivo. Nel senso che il duopolio Rai-Mediaset, ma se volete possiamo parlare di monopolio Raiset, appare decisamente in declino. L’azienda del Biscione è da anni in crisi di ascolti, inanella un flop dietro l’altro ed è stata tenuta in piedi solo dal ciclopico conflitto d’interessi berlusconiano, che gli ha consentito di non perdere pubblicità nonostante il pubblico in fuga. Situazione che, con Berlusconi fuori da Palazzo Chigi, non durerà. D’altra parte alla Rai, che pure continua a far meglio di Mediaset, le cose non vanno molto meglio: una gestione politica e servile ha puntualmente distrutto ciò che funzionava contribuendo alla disaffezione e alla sfiducia del pubblico. Non a caso gli unici canali che crescono della tv generalista oggi sono Rai tre e La 7.

Allo stesso tempo crescono gli ascolti dei nuovi canali del digitale terrestre e della tv satellitare. Questo segnala un altro importante cambiamento, di grande interesse per chi volesse investire in una rete televisiva: il pubblico sta imparando a cambiare canale, ha scoperto che si può andare oltre i primi numeri del telecomando e non è più disposto a subire supinamente qualsiasi porcheria i padroni del video abbiano deciso di propinargli. Come dice un importante produttore intervistato da Dagospia: “Sino ad oggi lo spettatore si è bevuto di tutto, ora bisognerà guardare al lavoro della major americane: insomma, il tempo di prodotti fatti a due lire e venduti a migliaia di euro è proprio finito.”

In parole povere, quando il prodotto è di qualità il pubblico punta ancora sulla tv generalista, altrimenti scappa verso altri lidi. Se le prossime elezioni dovessero mettere definitivamente la destra berlusconiana fuori dai palazzi del potere,  e se il  nuovo governo cominciasse a far valere qualche elementare norma antitrust, l’occasione per buttarsi nel mercato televisivo sarebbe davvero molto ghiotta, e non solo per De Benedetti. Dal punto di vista televisivo e dell’informazione, potremmo quasi diventare un paese normale.

(In foto: De Benedetti).

Scritto da Style24.it Unit

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