Tutti i santi giorni di Paolo Virzì: foto e interviste dalla conferenza stampa

Siamo stati quest’oggi alla conferenza stampa di presentazione di Tutti i santi giorni, l’ultimo film di Paolo Virzì (tranquilli, la recensione è in arrivo).

Presenti nell’ormai istituzionale location della Terrazza Martini i protagonisti Thony (nome d’arte di Federica Victoria Caiozzo) e Luca Marinelli, nonché il regista e gli sceneggiatori Francesco Bruni e Simone Lenzi, autore del romanzo La generazione da cui è tratta la pellicola e leader del gruppo musicale indie Virginiana Miller.

 

L’opera del regista di La prima cosa bella, a differenza della tendenza che avevano preso gli exploit più recenti della creatività del livornese, è molto intima, fragile, scarna, prossima a una certa tendenza della cinematografia americana indipendente degli ultimi anni.

Proprio su questa inversione metodologica, nata dalla necessità e dalla volontà di esplorare dei territori a lui nuovi e meno conosciuti, si è incentrata la conversazione, nonché sulla curiosità generata dai due attori principali.

Thony infatti è uno splendido esemplare di attrice-non attrice (è in realtà una cantautrice scoperta da Virzì tramite Lenzi), che si presta a foto e video con una certa nonchalance strafottente tipica di alcune donne del Sud di mia conoscenza; Luca Marinelli invece è un attore in rapida ascesa, ma la sua timidezza ed educazione toscana lo rendono un atipico istrione che fa sorridere a ogni sua uscita, sempre pacata e pregnante.

Dagli interventi dei presenti è emerso che una delle caratteristiche della storia d’amore messa in scena dal cineasta è il rapporto singolare e tenero tra i due protagonisti Guido e Antonia: diversissimi, i due si completano come se fossero due pezzi di un puzzle, le cui superfici combaciano sì, ma un po’ a forza.

La loro ricerca esasperata della maternità è allora più un pretesto per fare uscire dei lati sopiti del loro carattere che un vero e proprio nodo tematico del film, che rifiuta qualsiasi messaggio o veste ideologica.

Guido in particolare è risultato essere, a detta degli sceneggiatori, un nuovo tipo di maschio non ancora rappresentato a sufficienza dal cinema italiano: rassicurante, giudizioso e premuroso, materno e paterno allo stesso tempo. La sua debolezza è in realtà una virtù, un po’ come questo film che, alla stregua delle canzoni di Thony presenti nella colonna sonora, è un come un sussurro che si adagia lievemente su poche note vibranti in tonalità minore.  

 

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Scritto da Style24.it Unit
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