Ci lascia all’età di 60 anni uno dei miti del cinema erotico degli anni 70, l’attrice olandese Sylvia Kristel che si è imposta nell’immaginario collettivo come la prima Emmanuelle.
La donna era già malata di cancro al fegato, e a luglio aveva già preoccupato amici e famigliari per un’ischemia cerebrale che l’aveva lasciata in condizioni critiche.
Dotata di una bellezza fragile, eterea e perturbante, la Kristel rimase sempre legata a doppio filo con quel ruolo che ricoprì per la prima volta nel 1974, diretta da Just Jaeckin, e che poi portò sullo schermo in altre tre occasioni, se si escludono i film televisivi degli anni 90.
Le sue potenzialità vennero imbrigliate e fatte confluire unicamente nell’espressione dell’erotismo esotico della saga, persino nei successivi progetti cinematografici in cui venne coinvolta.
Fu infatti protagonista di film quali Una femmina infedele di Roger Vadim, Il margine di Walerian Borowczyk, Letti selvaggi di Luigi Zampa e Amore in prima classe di Salvatore Samperi.
Venne pubblicato nel 2006 il libro autobiografico Nue (Nuda) nel quale l’attrice ripercorreva la sua vita, tra abuso di droghe e alcol, una carriera che ha sempre stentato a decollare e la costante ricerca di una stabilità, ricercata attraverso relazioni con uomini più grandi.
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