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Il film Jay Kelly, diretto da Noah Baumbach e interpretato da George Clooney, è una riflessione profonda sulla vita e sui rimpianti di un attore di successo. Uscito nelle sale il 14 novembre e disponibile su Netflix dal 5 dicembre, il film racconta il viaggio di un padre che cerca di riavvicinarsi alla figlia durante un viaggio in Europa.
In questa dramedy, Jay Kelly è un attore di oltre sessant’anni che, dopo aver terminato le riprese di un film, si rende conto di aver perso il contatto con le sue figlie.
La più giovane, Daisy, sta per partire per un viaggio in Europa con gli amici, e Jay decide di seguirla, mascherando il suo intento con impegni di lavoro. Questo atto di follia segna l’inizio di una serie di eventi che lo porteranno a confrontarsi con il suo passato e le sue scelte.
Un viaggio tra passato e presente
L’intento di Jay di riunirsi con Daisy si scontra subito con una realtà inaspettata: la giovane non è affatto entusiasta della sua presenza.
Questo porta Jay a riflettere sulla sua paternità, in particolare sul suo rapporto difficile con l’altra figlia, Jessica. Infatti, l’assenza di Jay dalla vita di Jessica è un tema centrale, evidenziando il suo ruolo di padre assente e le conseguenze che ne derivano.
Le relazioni in bilico
Un altro aspetto significativo del film è il rapporto di Jay con il suo manager, Ron, interpretato da Adam Sandler. La loro interazione, a tratti comica e a tratti toccante, evidenzia le sfide di lavorare in un ambiente ad alta pressione.
Mentre Jay cerca di affrontare le sue crisi, Ron rimane al suo fianco, anche quando molti membri del suo entourage decidono di abbandonarlo. Questo legame solleva interrogativi sul confine tra lavoro e amicizia.
Conflitti e risoluzioni
Durante il suo viaggio, Jay si imbatte in un ex compagno di scuola che lo accusa di aggressione, portando a una serie di tensioni e conflitti. La questione legale diventa un elemento di stress, mentre Jay cerca di gestire la situazione con l’aiuto di Ron.
Attraverso un abile gioco di strategia, riescono a far ritirare la denuncia, ma il prezzo da pagare è alto in termini di salute mentale e relazioni personali.
Il tributo e il passato
Il culmine del film si svolge durante un tributo a un festival cinematografico in Toscana. Qui, Jay invita suo padre, con il quale ha un rapporto complicato, a partecipare. Tuttavia, la presenza del padre si rivela fugace, portando Jay a riflettere ulteriormente sulla sua vita. L’evento diventa un momento di introspezione, dove Jay si rende conto di quanto le sue scelte lo abbiano allontanato dalle persone a lui care.
Nel corso del tributo, Jay osserva una serie di montaggi delle sue performance passate, un momento che lo fa piangere e lo porta a confrontarsi con il suo passato. La scena finale è particolarmente emblematica: guardando direttamente in camera, Jay chiede, “Possiamo rifarlo?”. Questo richiamo alla possibilità di un nuovo inizio è un forte simbolo di speranza e redenzione.
La maestria di Baumbach nel raccontare storie intime riesce a catturare l’essenza di un attore che, nonostante il successo, si sente smarrito e in cerca di un senso di appartenenza. Con una performance convincente di Clooney e il supporto di un cast di talento, il film rimane nella memoria come una riflessione profonda sulla vita e sulla famiglia.



