Incidente sul lavoro all’Interporto di Bologna: operaio perde 6 dita in un macchinario

Un operaio ha perso 6 dita in un incidente sul lavoro all'Interporto di Bologna: i sindacati denunciano le dure condizioni dei dipendenti.

Pura a Bologna, dove mercoledì 3 novembre un operaio di 21 anni è rimasto coinvolto in un incidente sul lavoro: mentre stava manutenendo una smistatrice dell’Interporto, le sue mani sono rimaste incastrate nel macchinario e ha perso sei dita. Il giovane si trova ancora ricoverato presso l’Ospedale Maggiore dove lo hanno trasportato i soccorsi.

Incidente sul lavoro all’Interporto di Bologna

I fatti hanno avuto luogo nelle prime ore del mattino quando, per cause ancora da accertare, il giovane è rimasto ferito mentre stava lavorando alla manutenzione del rullo di smistamento pacchi del magazzino della DHL situato nel blocco 9.4 dell’Interporto. Dipendente di un’azienda esterna, la Recikla srl, l’operaio è stato subito medicato sul posto e trasportato d’urgenza all’ospedale Maggiore.

Di fronte all’ennesimo infortunio sul lavoro, il sindacato Si Cobas ha indetto uno stato di agitazione e in serata alcuni lavoratori sono rimasti in presidio davanti ai magazzini per chiedere più sicurezza e denunciare quanto accaduto. “Sappiamo che fatto non è altro che la conseguenza di condizioni di lavoro in cui la sicurezza è un elemento secondario, molte volte una scocciatura“, hanno denunciato. Nonostante qualche settimana fa avessero fatto presente ad un Responsabile e all’RLS del magazzino in oggetto il rischio che i lavoratori correvano a lavorare con quei ritmi, “non è stato fatto nessun intervento e non è stata adottata nessuna precauzione“.

Incidente sul lavoro all’Interporto di Bologna: “Non siamo macchine”

Secondo la testimonianza dei manifestanti, l’Ausl e l’Ispettorato del Lavoro avrebbero già fatto i primi accertamenti sul macchinario che stava utilizzando il ragazzo. A prescindere dal fatto se fosse a norma o meno, ha affermato quest’ultimo, ciò che conta è il modo in cui gli operatori sono costretti a lavorare, con ritmi estenuanti e ad una velocità che va a discapito della nostra sicurezza. “Non siamo macchine“, ha affondato.

Scritto da Debora Faravelli

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