Simbolo per eccellenza del latin lover italiano
Dopo Franco Califano scompare uno dei grandi rappresentanti dell’ideale del latin lover italiano nel mondo.
Gigi Rizzi negli anni 60 è stato uno dei seduttori per eccellenza, il playboy conquistatore che un po’ per avventura, un po’ per autentica passione, e un po’ per vocazione alla sbruffonaggine ha inanellato una serie di flirt importanti, tra cui quello celeberrimo con Brigitte Bardot (ma sono cadute tra le sue braccia anche icone dell’epoca come le top model Veruska e Isa Stoppi e le attrici Dominque Sanda e Fiona Lewis).
Nato a Piacenza, terzo di quattro fratelli di una famiglia benestante di imprenditori di laterizi, Gigi si trasferì presto a Nervi, in provincia di Genova, base principale per le sue scorriere in quel paradiso mediatico che era al tempo Saint Tropez. Maestro di stile e di seduzione, è stato accompagnato nelle sue serate dagli amici Beppe Piroddi, Franco Rapetti “il Principe”, Rodolfo Parisi e Gianfranco Piacentini.
Nessuna strategia dietro il suo successo con le donne, ma solo improvvisazione e predisposizione amorosa, come racconta lui stesso nel sito web personale: “Io ho sempre agito d’istinto. Per me l’attrazione è un fattore di pelle, in uno sguardo devi leggere tutto. Al primo colpo bisogna capire il tipo. […] Se scatta la magia lo percepisci all’istante. E in quel momento devi trasmettere qualcosa, la tua forza, la tua sensualità, magari la tua timidezza. Dai diciotto anni in avanti ho capito che non ero io a scegliere. È quasi sempre la donna che decide.”
Altra sua passione oltre alle donne, probabilmente ereditaria, è stata quella per l’imprenditoria. Nel 1967 è stato colui che ha inaugurato la grande stagione della discoteche, aprendo il Number One a Milano, in zona Brera. Dopo due anni di successi è stato anche il turno di Roma, anche se il locale verrà chiuso nel ’72 a causa del ritrovamento di cocaina nei bagni.
A metà degli anni ’70 Rizzi decise di trasferirsi in Argentina dove, come un vero entrepeneur, investe massicciamente in un’azienda agricola, comprando un ingente quantità di capi di bestiame a scopo di allevamento.
In Italia lo si rivedrà nel 2004, quando tornò per partecipare al reality show La Fattoria. Nonostante la partecipazione a varie pellicole degli anni ’70 Rizzi non basò mai la propria ars amandi sulla fama acquisita ma fece un ottimo uso della forza del suo carattere:
“Non ero un divo del cinema che cattura l’attenzione senza fatica e può vivere di rendita con i personaggi dei suoi film, io dovevo uscire dal gruppo con la mia forza, con le mie performances. Poteva essere il ballo scatenato, una certa spericolatezza nelle avances, l’aria decontracté in un ambiente inamidato, la disponibilità all’avventura, lo sprezzo del pericolo esibito senza ritegno, la forza di baciare in pubblico con grande trasporto.”
Ci lascia così un simbolo di un’epoca forse un po’ retrograda, ma senz’altro più elegante della presente che può vantare solo tronisti e calciatori…
Foto: Getty Images