Festival commissariato. Aldo Grasso, testate cattoliche e vertici Rai contro il Molleggiato.
All’indomani delle dichiarazioni shock di Celentano, i diretti interessati e i vertici Rai rispondono.
Aldo Grasso, dalle pagine del Corriere, risponde a colui che gli aveva dato del “deficiente”: “Joan Lui è convinto di predicare meglio dei preti. Ma nel ruolo di profeta salva Italia ne vogliamo solo uno, due sono troppi: o Monti o Celentano. Dopo ieri sera ho scelto definitivamente”.
Le testate cattoliche rispondono più o meno tutte sulla stessa linea alla provocazione di Adriano, che aveva detto in proposito: “Testate ipocrite come L’Avvenire e Famiglia Cristiana andrebbero chiuse definitivamente, si occupano di politica invece di parlare di Dio” (giustissima osservazione ma non altrettanto giusta soluzione). La “migliore” replica viene proprio dal direttore Marco Tarquinio de L’Avvenire: “Tutto questo, perché abbiamo scritto che con quel che costa lui alla Rai per una serata si potevano non chiudere le sedi giornalistiche Rai nel Sud del mondo (in Africa, in Asia, in Sud America) e farle funzionare per un anno intero” (mai commento fu meno appropriato visto che, prima di guardare la pagliuzza nell’occhio del vicino, questi bravi cattolici dovrebbero fare i conti con la trave che è nel loro occhio, e non sto a dilungarmi sugli sprechi di opulenza del Vaticano, che potrebbe utilizzare le proprie infinite risorse per quella missione di carità insita nella natura della Chiesa).
Il direttore generale di Viale Mazzini, Lorenza Lei, ha deciso di inviare il vicedirettore generale per l’Offerta, Antonio Marano, a coordinare con poteri di intervento il lavoro del Festival, che viene di fatto commissariato.
In questo tripudio di commenti fuori luogo qualche parola dotata di un minimo senso l’ha detta Mazzi, direttore artistico del Festival, sottolineando che: “Quando il vertice dell’azienda e il direttore delle Risorse artistiche hanno fatto il contratto conoscevano Celentano, mi meraviglia la meraviglia, non ricordavano di chi si tratta, pensavano cantasse qualche canzone.
Nel contratto era prevista la libertà d’espressione dell’artista, poi si può valutare se Celentano l’abbia esercitata al meglio“.
E in effetti, in fin dei conti, penso che le polemiche sollevate da più parti non riescano a centrare l’obiettivo, divenendo a loro volta oggetti di biasimo.
Dovremmo essere colpiti non dal fatto che un ospite del Festival, cittadino italiano, abbia espresso la propria opinione su quello che nel nostro Paese non va (condivido a pieno molte delle sue critiche e trovo rientrasse pienamente nei suoi diritti esprimere la propria opinione), ma dalla forma del suo dire, troppo banale, superficiale e non adatta per modalità e tempi al palcoscenico da quale è stata tenuta.
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