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Il settore della moda sta vivendo un cambiamento significativo grazie all’introduzione della certificazione unica di conformità, prevista dal DDL 1484/2025, noto come legge annuale sulle piccole e medie imprese. Questa nuova normativa si propone di affrontare le sfide legate alla tracciabilità e alla sostenibilità delle catene produttive, ponendo l’accento sulla legalità e sull’etica nel commercio.
Analizzando il quadro normativo delineato nel disegno di legge, è possibile esplorare le potenzialità e le criticità che emergono in questo contesto.
La certificazione non è solo un adempimento burocratico, ma può diventare un strumento strategico per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori e per promuovere pratiche sostenibili nel settore.
Le finalità della nuova certificazione
Uno degli obiettivi principali della certificazione unica di conformità è quello di promuovere un sistema di tracciabilità che garantisca la legalità lungo tutta la filiera produttiva. Questo è particolarmente rilevante in un’epoca in cui i consumatori sono sempre più consapevoli e richiedono maggiore trasparenza riguardo ai processi produttivi.
La legge mira a rendere più chiari e verificabili i passaggi che portano dalla creazione di un prodotto moda alla sua vendita.
Il ruolo della responsabilità organizzativa
Un aspetto fondamentale da considerare è la compatibilità della nuova normativa con i principi di effettività e responsabilità organizzativa, che caratterizzano il diritto penale d’impresa. Infatti, è essenziale che le aziende non solo ottemperino agli obblighi formali, ma che si impegnino attivamente a garantire la legalità e la sostenibilità nel proprio operato.
Le criticità sistemiche della riforma
Nonostante le buone intenzioni, la certificazione unica di conformità presenta anche alcune criticità. Una delle principali preoccupazioni riguarda il rischio che questa iniziativa si traduca in un mero adempimento burocratico, senza che vi sia un reale impatto positivo sulle pratiche aziendali. È fondamentale che le aziende non vedano questa certificazione come un ostacolo, ma piuttosto come un’opportunità per migliorare le proprie pratiche e per dimostrare il proprio impegno verso la sostenibilità.
La necessità di correttivi
Alla luce di esperienze passate e della riforma costituzionale che ha riconosciuto la sostenibilità come un principio guida dell’attività economica, è importante che si attuino correttivi per evitare che la certificazione si riduca a un semplice adempimento formale. L’idea è quella di valorizzare la funzione sostanziale della certificazione, affinché diventi un presidio effettivo di legalità e di sostenibilità lungo l’intera filiera produttiva.
Le direttive europee sulla due diligence e le recenti normative nazionali offrono un quadro prezioso per orientare le imprese verso pratiche più responsabili. In questo contesto, l’adozione della certificazione unica di conformità rappresenta un passo importante verso un futuro in cui la moda possa essere prodotta in modo etico e sostenibile.



